Torino: dalle lotte alle botte.

Torino è una grande e gloriosa città italiana, che ha dato il meglio di sé, al Paese intero, nei momenti più altamente drammatici e storicamente significativi della sua storia. Dal Risorgimento all’unificazione nazionale, dalle lotte per la pace e il lavoro, con gli scioperi operai del ’45 fino alla fine de nazifascismo. Medaglia d’oro della Resistenza, e poi ancora motrice delle lotte operaie degli anni ’70 per i diritti e le conquiste sociali delle donne, delle lavoratrici e dei lavoratori. Ormai da anni Torino perde posti di lavoro navigando in un desolante e grave processo di impoverimento e degrado senza fine, a cominciare dalle file alla Caritas per un pranzo, alla diffusione dell’accattonaggio e dello spaccio di droga.

In una città che vive questa dimensione economica e sociale decadente, dai vertici dello Stato, si è pensato di costruire le giornate delle Regioni, alla presenza dei ” governatori “, auto nominatisi tali senza che il popolo li abbia investiti mai di tale ruolo, con l’autorevole presenza del Capo dello Stato che, nella nostra città, in tale circostanza, è venuto a tenere una lezione di diritto costituzionale, dimenticandosi di dire che il progetto di ” autonomia differenziata “, spacca inesorabilmente il Paese in 20 realtà caratterizzate da una profonda differenziazione nella erogazione di servizi sociali pubblici fondamentali, ai cittadini del nostro Paese.

Dulcis in fondo, nei giorni scorsi , a compendio e coronamento di tale iniziativa di ” facciata “, abbiamo avuto la visita della Premier Meloni, in visita ai luoghi storici della città, contrappuntata dalle cariche della polizia contro i giovani e gli studenti che intendevano portarla a conoscenza del proprio disagio sociale. Cariche ormai diventate la quotidianità, quando si tratta di manifestazioni di lavoratori, lavoratrici e/o studenti, persino delle scuole medie, sia che si tratti di diritto allo studio, sia che si tratti della richiesta o del mantenimento di altri sacrosanti diritti.

Questo il commento su La Stampa, la busiarda nazionale.

«Le forze di polizia privilegiano sempre il dialogo e la negoziazione con i manifestanti all’esercizio della forza che è da considerare il rimedio estremo per fronteggiare situazioni di particolare gravità. A Torino, lo scorso 2 ottobre, l’intervento si è svolto in questa cornice e il servizio di ordine pubblico, nonostante le provocazioni di noti agitatori che hanno strumentalizzato i manifestanti, ha contenuto al minimo il rischio di incidenti e garantito lo svolgimento di un evento pubblico».

Incredibile faccia di bronzo.

È questa la Torino che meritiamo, per cui la classe operaia, i lavoratori e le lavoratrici e tutti gli sfruttati ed oppressi dal capitalismo e dall’imperialismo hanno lottato, per lunghi anni, fra mille sacrifici, nel corso di un lungo processo di lotta per la emancipazione politica, economica, sociale e culturale propria e di tutta la società ??!! Crediamo proprio di no. E si vergogni il vicepremier Salvini, che ancora una volta, ha perso una importante occasione per tacere, contrapponendo la sempre maggiore povertà del popolo italiano, al fenomeno migratorio. È ora, quindi, non solo di ” cambiare rotta “, ma d’investire l’Italia intera di un possente ed esteso movimento di lotta popolare contro le attuali politiche economiche e sociali devastanti, per creare ad esse una vera alternativa politica, economica, sociale e culturale, per il lavoro, la pace, la giustizia sociale e la libertà dei popoli.

Perché Torino possa continuare ad essere la città delle lotte per la conquista e il mantenimento dei diritti degli studenti, delle donne, delle lavoratrici e dei lavoratori senza doversi difendere dai manganelli!

Torino, 2 ottobre 2023

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