“Questo tiepido e gaio sole che indora le bocche dei cannoni, questo odore di fiori, il fremito delle bandiere, il mormorio di questa rivoluzione che passa tranquilla e bella, come un fiume azzurro… Questa Parigi che, adottando la parola stessa di Comune, riuniva istintivamente insieme il suo patriottismo dolorante e la sua speranza in una città giusta…” Jules Vallés
La Comune di Parigi è un avvenimento raramente citato nei libri di testo, ma che può essere considerato un distillato di esperienza rivoluzionaria per le rivendicazioni che ha prodotto e i limiti contro cui si è scontrata. Il nostro percorso di lettura non aspira ad essere l’ennesimo prodotto degli accademici del marxismo: studiare la nascita, lo sviluppo e la sconfitta della Comune di Parigi ha senso solo se ci permette di meglio calibrare strumenti e parole d’ordine future.Il termine “Comune” non deve trarre in inganno. Pur essendo ripreso dalla tradizione contadina medievale, si tratta del primo esperimento di governo della classe operaia. La Comune non fu un organismo di tipo parlamentare come lo immaginiamo oggi, in cui la democrazia viene falsamente esercitata attraverso un voto espresso ogni cinque anni, scegliendo tra esponenti politici che in ultima analisi difendono lo status quo. I cittadini della Comune, pur appartenendo a correnti politiche differenti, eleggevano delegati che percepivano salari operai e che potevano essere rimossi in qualsiasi momento. Fin dai primi giorni, la Comune varò leggi e misure in difesa dei lavoratori. Questi provvedimenti, che emergeranno nel dettaglio lungo il percorso di lettura che pubblichiamo, mantengono un’attualità sconcertante se pensiamo che vennero adottati oltre un secolo fa.
La mancanza di una forza politica chiaramente rivoluzionaria causò un ritardo nell’insurrezione parigina; nel frattempo, i tentativi rivoluzionari promossi a Lione, Marsiglia e Tolosa vennero repressi, lasciando la capitale nel totale isolamento. Nonostante la confusione e l’incertezza che dominavano le varie correnti politiche parigine, la Comune riuscì a proclamare alcune delle riforme prestabilite. Purtroppo l’assedio condotto dall’esercito prussiano e da quello di Versailles ne resero difficile l’attuazione. Va però segnalato che il governo rivoluzionario commise il fatidico errore di non prendere mai il controllo della Banca di Francia, che finanziando Thiers e la controrivoluzione di fatto consentì la repressione della stessa Comune.
Da questo elemento emerge forse la lezione principale che ci proviene da questa esperienza: la rivoluzione non può semplicemente impadronirsi della macchina statale mantenendone la struttura, ma deve costruire uno stato radicalmente nuovo, con una propria organizzazione politica ed economica. Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale era ancora molto lontano da questa idea. Marx ed Engels ebbero modo di approfondirne l’elaborazione proprio durante l’esperienza della Comune, mettendo alla prova anche l’intuizione contenuta nel Manifesto del Partito Comunista a proposito della “dittatura del proletariato”. Questi temi verranno successivamente sviluppati dallo stesso Marx ne La guerra civile in Francia e da Lenin in Stato e Rivoluzione, due scritti che abbiamo appositamente inserito nel percorso di lettura.
Per adempiere al compito di costruire un nuovo stato che ponga le basi per la sua stessa estinzione, le classi sfruttate devono imporsi sui vecchi sfruttatori. Si tratta dunque della dittatura della maggioranza su un’esigua minoranza: cos’è questa se non la massima espressione della democrazia in una società ancora divisa in classi?
Indice:
Karl Marx | La guerra civile in Francia
Lenin | Scritti sulla Comune di Parigi
Fuggiremo il riposo
fuggiremo il sonno
prenderemo al volo
l’alba e la primavera
e prepareremo
giorni e stagioni
a misura dei nostri sogni – Paul Éluard
È sul dorso di queste mani
che ogni fiero ribelle ha posto un bacio.
Esse sono impallidite, meravigliose
al gran sole carico d’amore
sopra il bronzo delle mitraglie
attraverso
Parigi insorta – Arthur Rimbaud