di Marica Guazzora
Il mio intervento al Comitato Federale della Federazione del PCI di Torino tenutosi domenica 25 ottobre 2020 via internet. In discussione il dispositivo finale del Comitato Centrale, le ultime elezioni e le prospettive future.
Ogni territorio che ha tentato di presentarsi come alternativa alle destre e al PD, da solo o con altri comunisti, ha lavorato molto, ha raccolto le firme e ottenuto risultati apprezzabili, considerato che il nostro simbolo non si vedeva più da anni. Polistena insegna che se si lavora bene come comunisti i risultati si ottengono e anche grandi, e durano nel tempo, ma anche altri risultati simbolici come quello di Aosta, dove i compagne e le compagne si sono impegnati al massimo delle proprie potenzialità, e anche altre realtà sparse per l’Italia, hanno dimostrato che il cammino è difficile ma ce la possiamo fare.
Certo è che se si ha paura di andare da soli, di ricominciare con il simbolo del PCI significa, che non si è lavorato come comunisti, soprattutto se si sta nelle istituzioni da anni. Significa che nessuno ti riconosce come tale, non rappresenti una alternativa al PD e alle destre, ma sei un fiancheggiatore del voto utile. E questa non è la linea che il partito si è dato al Congresso.
Tanta intolleranza, giustificata o meno, dimostrata a suo tempo verso Potere al popolo, che ha portato compagni e compagne ad andarsene dal partito, o comunque a sottolineare in ogni maniera che non era quella la linea che ci siamo dati al Congresso, e poi si insegue ancora il voto utile. Certo, l’affermazione nelle istituzioni è molto importante, ma non con dei compromessi inaccettabili. Non è più quel tempo. Lo abbiamo fatto negli anni addietro e stiamo ancora pagandone il prezzo.
Ci siamo presentati negli anni alle elezioni con ogni tipo di simbolo inventato pochi giorni prima. Non siamo più stati riconosciuti, abbiamo perso credibilità, non solo dividendoci tra troppi partitini comunisti, ma per non aver saputo onorare il nostro simbolo ad ogni elezione, così come invece fanno i partiti riconosciuti da tutti.
Ci sono mille motivi per non volersi alleare con il Pd, ma oggi, quello che ha segnato un solco insormontabile è stato il voto al Parlamento Europeo dove compattamente, e ci sono tutti i nomi, il Pd ha votato la mozione che equipara comunisti e nazisti. Non è accettabile in alcun modo una coalizione insieme a questa gente.
Quindi accordo pieno con il dispositivo finale del Comitato Centrale e con la relazione del Segretario della Federazione.
Sul dispositivo della Marche. Ho visto accordi ben peggiori in questi anni senza che venisse preso nessun provvedimento dal Comitato Centrale. E, per dirla con una battuta, non era nemmeno un accordo con i “trotzkisti”.
Qualcuno parla della possibilità di una nuova formazione politica, mi sembra che abbiamo già dato in tempi recenti, con la Ricostruzione del partito comunista che non ha dato affatto i risultati sperati. C’è sempre qualcuno che vuole mettere il cappello su tutto e in questo caso, sbagliando, siamo stati noi del Pdci. Nessuno vuole sciogliere la propria formazione politica, per piccola che sia, al limite arriva qualche nuovo compagno ma altri se ne vanno, come è già successo. Con la ricostruzione sono entrati intellettuali di spessore, compagni come Steri e Cangemi ma se ne sono andati altri come Giacchè, Catone, Sorini, Gemma, e altri dopo, con una vicenda che ha avuto del surreale.
Capisco che sia un sogno affascinante che qualcuno continua a fare, ma si tratta di fantapolitica, conoscendo quegli elementi che non vogliono nemmeno più il simbolo della falce e martello alle elezioni.
La lezione che dobbiamo imparare, la strada che dobbiamo percorrere è quella che ci dice che le soluzioni ai problemi fondamentali del paese, , richiedono un’altra politica di alternativa, in rottura con la politica di destra e libera dalle opzioni di classe del PD e il suo governo. Continuiamo ad avvertire, sopratutto in questo periodo di pandemia, tutte le gravi carenze nei servizi pubblici: i diritti alla salute, all’istruzione, alla cultura, ad una casa per tutti. Vediamo gravi squilibri territoriali e ambientali, ponti che crollano, fiumi che straripano, e non in secondo piano, esprimiamo tutta la nostra seria preoccupazione per la tenuta della democrazia, e della non applicazione dei dettami costituzionali. Di grande importanza il grave problema della subordinazione della sovranità nazionale alle imposizioni dell’Unione Europea e delle potenze come gli Usa.
Ci sono state, in altri tempi, lotte decisive del vecchio PCI che hanno esteso diritti e valorizzato conquiste dei lavoratori e delle lavoratrici. Ora li lasciamo quasi sempre soli, perché non abbiamo più quella spinta propulsiva che ci impegnava allora, siamo pochi e anche amareggiati, e con un sindacato confederale che non fa più il suo mestiere da troppo tempo, occorre cercare di mettercela tutta, con le forze che abbiamo.
C’è chi i diritti conquistati ce li vuole negare. Un esempio per tutti: c’è ancora chi crede che la lotta di classe e la lotta per l’emancipazione delle donne non stiano sullo stesso livello ma su pianeti diversi. Così come la lotta contro il fascismo, il razzismo e l’omofobia.
Ma non è così. Camminano insieme. Di recente si è tenuta a Milano una importante Assemblea nazionale delle donne comuniste, di cui a breve ci saranno i documenti necessari. Occorre leggerli però. Occorre documentarsi anche sul lavoro delle donne, che non è un lavoro di serie B.
Noi ci dobbiamo preparare alle prossime lotte, alle prossime campagne elettorali, sapendo che è un percorso in salita ma dal quale non è più possibile recedere. Il PCI deve saper tornare in campo per una autentica alternativa alla destra fascista e porsi alla sinistra del PD. Ancora troppi pensano che quello sia un partito di sinistra ma in Italia la sinistra non c’è più da troppo tempo. Ci sono forze moderate che vengono identificate come tali, perché non c’è alcuna altra alternativa credibile. C’è il vuoto e il nostro compito è quello di cercare di colmare quel vuoto.
Senza compromessi, con i tempi necessari che ci vorranno.