di Dario Ortolano
Diciamo subito che non siamo fra i più convinti e fedeli osservatori e seguaci del Festival di Sanremo, ma non apparteniamo, neanche, alla folta schiera dei commentatori ” di sinistra ” che, in base ad un conclamato snobismo ed elitarismo, etichettano tutto ciò che promana dai mezzi di comunicazione di massa, come ” manifestazione di regime “.
Siamo stati educati, ad una impostazione analitica e critica, di tutto ciò che succede attorno a noi, come condizione per conoscere la realtà che si vuole trasformare, anche e soprattutto nelle sue manifestazioni culturali.
Con questo spirito, ci siamo accostati alla visione della serata finale del Festival di Sanremo, andata in onda, ieri sera, su RAI1. Abbiamo assistito ad una carrellata di 25 canzoni, alcune pessime, molte mediocri, ed alcune degne di rilievo per il testo, la musica e l’interpretazione canora, fra le ultime delle quali ci sentiamo di annoverare ” Sei tu ” del cantautore Fabrizio Moro.
Abbiamo potuto anche constatare che gli ” antichi leoni e leonesse ” del passato, come Iva Zaniccchi, Massimo Ranieri e Gianni Morandi, non hanno perso il loro ” smalto “, rappresentando una lunga e significativa pagina di storia della canzone italiana. Fra di essi, abbiamo apprezzato il testo e le intatte capacità canore di Massimo Ranieri, che, con la sua canzone, ci ha ricordato il tempo di quando gli emigranti eravamo noi italiani.
Ma, soprattutto, vogliamo esprime un giudizio politico e morale sulla vittoria del duo Mahmood e Blanco, che con la canzone ” Brividi ” hanno rappresentato, simultaneamente, l’amore omosessuale ed il rapporto di amicizia fra un giovane egiziano ed un giovane italiano, che, oltreché essere accomunati da eccellenti capacità canore, hanno inflitto un colpo esiziale ad ogni forma di omofobia e razzismo.
Se, in una Italia, ancora, per tanta parte, soggiogata da molteplici forme di bigottismo e conservatorismo, può emergere, anche attraverso una manifestazione canora, della rilevanza storica del Festival di Sanremo, un messaggio di emancipazione e solidarietà sociale ed umana, anche attraverso il ruolo del televoto, come ci è stato detto, ne siamo lieti e lo registriamo come elemento positivo della vita, oggi particolarmente triste e drammatica, dell’Italia e del suo popolo, come di tanti altri popoli del mondo.
Così, semplicemente, da parte di chi é ben lungi dall’essere un critico canoro, ma, insieme a molti altri, lotta per una società liberata da ogni forma di sfruttamento ed oppressione sociale, fondata sull’uguaglianza e la giustizia sociale ed animata dai valori di solidarietà e fratellanza fra gli individui ed i popoli.
Per un attimo, un lieve e sommesso respiro di sollievo, in un mondo ancora animato e dominato da sentimenti e valori ben opposti a quelli suindicati !!!
