Con l’hashtag #ObiettiamoLaSanzione la rete si mobilita: le donne potrebbero essere costrette a pagare fino a 10 mila euro
Al via oggi un tweetbombing di protesta contro l’innalzamento delle sanzioni per chi ricorre all’aborto clandestino, che passano da 51 euro a 5/10mila euro. L’aborto clandestino è stato depenalizzato con il decreto sulle depenalizzazioni, ma la sanzione è stata inasprita. E questo in un Paese, l’Italia, dove ricorrere all’aborto nelle strutture pubbliche è diventato diventato difficilissimo. Il 70 per cento del personale sanitario si dichiara obiettore di coscienza e non pratica interventi per l’aborto.
Qual è quindi il vero rischio di queste nuove sanzioni? Uno, su tutti: se una donna, nell’impossibilità di abortire in una struttura pubblica, farà ricorso all’aborto clandestino e avrà un problema di qualsiasi genere (emorragie, infezioni ecc…) ci penserà due volte prima di andare al pronto soccorso e rischiare di farsi multare per 10mila euro.
“Non solo si impedisce di fatto l’applicazione della legge 194 (che regolamenta l’aborto, ndr) – dice in una nota Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil “ma si penalizzano in modo smisurato e vergognoso le donne che ricorrono all’aborto clandestino”.
Per portare all’attenzione del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro della Salute Beatrice Lorenzin la protesta, è stato lanciato dalle 12 alle 14 e verrà rilanciato dalle 19 alle 21 questo tweet: #ObiettiamoLaSanzione No all’aggravio delle sanzioni per l’aborto clandestino @matteorenzi @bealorenzin.