Che si dice: Piccola rassegna stampa assemblea congressuale

PCI, nuovo partito comunista d'Italia, la bandiera e simbolo

PCI, nuovo partito comunista d’Italia, la bandiera e simbolo

Il Manifesto : dal Pcdi rinasce il Pci – oggi sarà eletto il segretario

http://ilmanifesto.info 26 giugno 2016

Forse “il gran Partito” ancora non c’è, ma per tutto il resto non manca davvero nulla. Bandiere rosse con falce e martello, 550 delegati da tutta Italia, saluti dai partiti comunisti dei cinque continenti. A Bologna va in scena il congresso fondativo del nuovo Partito comunista italiano. Esattamente 27 anni dopo la svolta della Bolognina, quella che archiviò il partito che fu di Gramsci e Togliatti. Tre decenni dopo eccoli qui i comunisti, giovani e vecchi, sessantenni nostalgici e ventenni nati negli anni 90 che guardano a quell’epoca come all’età dell’oro. Ma non siamo in Good Bye, Lenin!, nessun ritorno al passato. Le parole che i comunisti usano oggi sono «precarietà», «vittoria del neoliberismo», «rabbia e paura degli elettori che si affidano alla destra populista», e «delusione di chi crede nella sinistra». Spina dorsale dell’operazione politica il vecchio Partito dei Comunisti Italiani che fu di Cossutta e poi solo di Diliberto, e che ora si scioglie nella nuova formazione. Ma tra i 500 delegati ci sono anche sindacalisti Cgil e militanti del prc. E al partito di Paolo Ferrero vanno gli inviti più pressanti. A dicembre ci sarà il congresso, e la speranza di tutti è che stavolta la riunificazione vada in porto.

Il nuovo Pci sarà l’ennesimo partito dello zero virgola? «Vogliamo un’alternativa di governo, ma proponiamo anche un’alternativa di società», dice Mauro Alboresi, 60enne, ex PcdI e da oggi probabile primo segretario del rinato Pci. «Lanceremo una campagna capillare per la sanità pubblica e gratuita – annuncia -. No ai ticket per gli esami, no ai soldi alle scuole private, no all’Italia nella Nato». Le bandiere del nuovo Pci campeggiano ovunque nel circolo Arci bolognese di San Lazzaro di Savena scelto per la tre giorni. Il simbolo è quasi lo stesso del nobile antenato: cambia il carattere del testo, spariscono le lettere puntate e le aste delle bandiere con falce e martello e tricolore diventano scure. Tra i delegati soprattutto uomini, età media 45- 50 anni, ma i giovani non mancano. Tra di loro parlano delle recenti elezioni della politica estera (bene il partito comunista cinese, l’intervento di Putin in Siria e la funzione antiimperialista di Assad; non benissimo il Kurdistan libero, possibile avamposto statunitense nell’area). Si discute anche di Brexit, e qui quasi tutti sono per l’uscita «da questa Europa irriformabile, vedasi la fine che ha fatto Tsipras in Grecia». Fischi quando dal palco un delegato cita Napolitano, applausi quando qualcuno propone di creare nelle fabbriche «comitati di agitazione per spingere le burocrazie sindacali verso la lotta di classe». Tra i delegati Filomena, pensionata bolognese, dice di non sentirsela di stare con le mani in mano. “Tanti zero virgola possono fare qualcosa, sono qui con dei compagni giovani e non posso immaginare di lasciare loro un paese peggiore di quello che ho trovato io». Vanes, che a San Lazzaro di Savena è di casa, ha sempre votato Pci e derivati. Ma l’ultimo Pd, quello di Renzi «che ha distrutto tutto», no. Angelo invece arriva da Pachino, ed è forse il più giovane: 15 anni, occhiali da giovane Togliatti. Dice di essersi innamorato della politica dopo aver letto il Rapporto di Berlinguer al congresso del 1975 ed ora parla dell’agricoltura siciliana. Suo padre è un bracciante e deve fare i conti con una filiera del pomodoro «che paga 15 centesimi al chilo e rivende a 12 euro». Fabio e Rocco invece arrivano dalla Calabria, da quella Polistena governata da decenni dai comunisti. «Perché siamo qui? Perché finché ci sarà sfruttamento ci sarà un comunista».

http://www.corrieredibologna.corriere.it

L’«Internazionale» a pugno chiuso
A Bologna rinasce il Pci -571 delegati da tutta Italia: «Noi l’alternativa al Pd. Riconquistiamo i delusi stando lontano dall’antipolitica»

BOLOGNA – Dalla svolta della Bolognina alla rinascita di San Lazzaro.

Dopo 25 anni rinasce il Partito Comunista Italiano, a pochi chilometri da dove la storia era finita. L’Arci San Lazzaro, o «la più grande casa del popolo d’Italia», come dicono i più nostalgici, è il teatro da dove il filo della memoria si annoda con «un nuovo soggetto che ha una grande storia ma guarda al futuro».
COSTITUENTE – Bandiera rossa sventola ancora dopo separazioni e partitini nati nella galassia di sinistra. Il fratello maggiore, diventato nel tempo il Pd, è «un avversario, noi siamo l’alternativa». 571 i delegati arrivati alle porte di Bologna da tutta Italia: da un anno vanno avanti assemblee locali per mettere le basi del progetto. Domenica ci sarà il comitato centrale, che a sua volta eleggerà il segretario nazionale: in pole l’emiliano Mauro Alboresi, ex Cgil e Pdci.

http://www.agora24.it

Rinasce il Partito comunista italiano? Ebbene si. Si parte da Bologna a distanza di 26 anni dalla “Svolta”.

Questo week-end l’appuntamento per i nostalgici è stato al Circolo Arci San Lazzaro per la Costituente comunista con l’obiettivo di ricreare il partito della falce e martello puntando a fare, del nuovo partito, un approdo per tutti i comunisti italiani.

Apportate alcune modifiche allo storico logo disegnato da Renato Guttuso (asta scura e non bianca di bandiera rossa e tricolore sovrapposte; niente punti tra le lettere) e liturgia fedele al tradizionale congresso con delegati (571 provenienti da tutta Italia), relazioni introduttive, delegazioni internazionali e assemblee. Nella nuova formazione confluirà il Partito comunista d’Italia (già Pdci), parte di Rifondazione e anche persone al di fuori da queste esperienze. L’assemblea bolognese è il culmine di un processo di un anno e mezzo con oltre 150 iniziative territoriali.

C’è la domandarsi se Ciriaco De Mita vince in Irpinia, Clemente Mastella fa il botto nella sua Benevento, e a Bologna rispolverano ‘falce e martello’, sarà mica tornata la prima Repubblica a nostra insaputa? Ma non ci stavamo preparando alla Terza?

 (ANSA) – BOLOGNA, 24 GIU – A pochi chilometri e a 26 anni di distanza dalla ‘Svolta’ che avviò il cambiamento del Partito comunista italiano partendo proprio dal nome, da quello stesso nome riparte la storia del Pci. Si è aperta oggi e si concluderà domenica al Circolo Arci San Lazzaro la Costituente comunista con l’obiettivo, appunto, di ricreare il partito della falce e martello puntando a fare, del nuovo partito, un approdo per tutti i comunisti italiani. Piccole le modifiche allo storico logo disegnato da Renato Guttuso (asta scura e non bianca di bandiera rossa e tricolore sovrapposte; niente punti tra le lettere) e liturgia fedele al tradizionale congresso con delegati (571 provenienti da tutta Italia), relazioni introduttive, delegazioni internazionali e assemblee. Nella nuova formazione confluirà il Partito comunista d’Italia (già Pdci), parte di Rifondazione e anche persone al di fuori da queste esperienze. L’assemblea bolognese è il culmine di un processo di un anno e mezzo con oltre 150 iniziative territoriali.

http://www.ilfattoquotidiano.it

Partito comunista italiano, la rinascita il 26 giugno a Bologna. Avrà il simbolo con la falce e il martello.

Il prossimo 26 giugno a Bologna rinasce il Partito comunista italiano. Si chiamerà proprio così e avrà come logo il simbolo voluto da Palmiro Togliatti e disegnato da Renato Guttuso dellafalce e martello con la bandiera italiana in secondo piano. A 25 anni dal XX congresso di Rimini in cui un Achille Occhetto tra le lacrime calava il sipario su 70 anni di lotte, al circolo Arci di San Lazzaro di Savena, comune alle porte del capoluogo emiliano, il 24 giugno si terrà una assemblea nazionale che sancirà l’avvio del nuovo partito. Tuttavia il presidente dell’Associazione Berlinguer, titolare dei diritti di quello che fu il simbolo e di tutta l’eredità del Pci, contattato da ilfattoquotidiano.it, ha spiegato di non sapere niente di questa vicenda.

Ma andiamo con ordine. Dietro l’operazione per la ricostruzione del Pci c’è l’intero gruppo dirigente del Partito comunista d’Italia (in pratica i Comunisti italiani che furono di Cossutta e Diliberto), ma anche molti appartenenti a Rifondazione comunista, alla Cgil, al mondo della cultura, dello spettacolo. Tutto nasce nel 2014 quando100 persone firmano un manifesto: “Di fronte alla crisi strutturale e sistemica del capitalismo” si legge nel documento, “a fronte dell’involuzione neo-centrista del Partito democratico, che sta portando l’Italia verso il modello americano e sta distruggendo le fondamenta della Costituzione repubblicana e antifascista, è ancora più urgente dare corpo ad una presenza unitaria della sinistra”. Tra i firmatari di quel documento c’erano anche il filosofo Gianni Vattimo, il cantante del Teatro degli orrori Pierpaolo Capovilla e la band romana della Banda Bassotti.Per l’Assemblea nazionale delle prossime settimane la scelta di Bologna non è casuale. Proprio al quartiere della Bolognina, nel novembre 1989 Achille Occhetto aprì alla svolta annunciando che il partito nato a Livorno nel 1921 non avrebbe dovuto “continuare su vecchie strade ma inventarne di nuove”. Parole che lasciarono di stucco l’immenso popolo dei comunisti italiani, che ancora non si erano ripresi dalla morte di Enrico Berlinguer. Da allora la falce e martello aveva continuato a campeggiare come simbolo di diversi partiti, ma sempre un po’ diversa da quella originale, i cui diritti sono sempre rimasti in mano al Pds prima e ai Ds poi.

Rifondazione comunista fin dal 1991 utilizzerà il simbolo, ma sempre in forme diverse rispetto a quella che fu del Pci. Nel 1999 con la nascita dei Comunisti italiani guidati da Cossutta e Diliberto, il loro partito adottò una bandiera molto simile a quella che fu del Pci. Ora però oltre al simbolo identico a quello storico che campeggiava a Botteghe Oscure (sembra cambiare solo un dettaglio: il colore delle aste delle bandiere, scuro invece che chiaro) ricompare anche il nome. Il font del carattere è diverso, le lettere non sono puntate, ma per la prima volta dal 1991 si legge Pci. C’è poco da sbagliarsi .Intanto però il senatore Pd Ugo Sposetti – presidente della Associazione Berlinguer che ha ereditato dai Ds i diritti del simbolo storico del Pci – contattato da ilfattoquotidiano.it, spiega di non sapere niente della ricostituzione di un nuovo Pci: “Se quando il loro simbolo verrà registrato sarà identico al nostro, faremo quello che dovremo fare. Purtroppo – spiega Sposetti, che è stato anche l’ultimo tesoriere dei Democratici di sinistra – se c’è qualche variazione sul simbolo non gli puoi dire nulla”. Poi chiarisce che il problema riguarderebbe solo il logo: “Il fatto che si chiami Pci non c’entra nulla, c’entra soprattutto il simbolo”.

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