Con lo sciopero l’8 marzo è tornata una giornata di lotta

da Communianet.org

Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo.
Questo slogan è risuonato ieri nelle piazze di 55 paesi in tutto il mondo. Migliaia di donne, insieme, hanno scioperato, manifestato e dimostrato la loro forza.
Lo abbiamo detto e lo abbiamo fatto. A dispetto di chi non ci credeva, di chi ci ha ostacolato e di chi ci ha sottovalutato.

Dalle manifestazioni dell’autunno in Italia alle marce contro Trump negli USA, dallo sciopero delle donne polacche alle manifestazioni contro la violenza in Argentina, le donne di tutto il mondo hanno recuperato il valore rivoluzionario della giornata dell’8 marzo. Perché l’8 marzo non è una giornata di festa ma una giornata di lotta.

In un mondo in cui le donne subiscono ogni forma di violenza, da quella fisica a quella economica, da quella ostetrica a quella sul posto di lavoro, ci siamo riappropriate dello strumento più potente che abbiamo: lo sciopero. Attraverso lo sciopero abbiamo rimesso al centro dell’attenzione di tutti il lavoro delle donne, a casa come sul luogo di lavoro. A chi ci ha detto che lo sciopero non è lo strumento adatto, che è simbolico e che non ci appartiene, rispondiamo che le donne da sempre hanno usato questo strumento. Dal 1975 in Islanda ad oggi, lo abbiamo recuperato. Le critiche, forse, sono dettate dalla paura di vivere un giorno senza le donne. Lo sciopero è lo strumento che ci ha permesso di unire tutte le rivendicazioni in una sola, grande, globale giornata di lotta.

Inoltre quest’anno la giornata internazionale della donna ha assunto un carattere globale inedito. Solo la determinazione delle donne è stata capace di reinventarsi e di organizzare uno sciopero globale. Invadere le strade di tutto il mondo, unite dalle stesse parole d’ordine. In un mondo che impone sempre più aspramente la chiusura delle frontiere abbiamo dimostrato che la determinazione delle donne supera i confini.

La cronaca della giornata è cominciata in Australia (mentre per noi era ancora martedì 7 Marzo), dove le lavoratrici degli asili nido hanno smesso di lavorare alle 15:20, ora in cui a causa della disparità salariale avrebbero iniziato a lavorare gratis. Sono state organizzate iniziative in tutto il sud-est asiatico, dall’Indonesia al Giappone. Le donne sono scese in piazza a Mosca, Varsavia, Istanbul. A Buenos Aires decine di migliaia di donne hanno marciato contro la violenza maschile sulle donne. E proprio dall’Argentina era partito l’appello per uno sciopero internazionale l’otto marzo, unite nello slogan #NiUnaMenos. Negli Stati Uniti a partire dalle proteste contro la sfrontata misoginia di Trump, migliaia di donne hanno invaso le strade delle principali città statunitensi. A Roma, una giornata intera di sciopero. Chiusi molti asili e scuole, sciopero dei trasporti, diverse iniziative la mattina per poi convergere tutte nel corteo serale che ha sfilato per il centro della capitale. Dal sostegno alle lavoratrici di Almaviva, al ministero dell’istruzione, dall’università alla regione. Da Sidney a Montevideo, da Mosca a New York, abbiamo fermato il mondo intero con uno Sciopero Globale delle Donne.

A dispetto delle critiche che lo sciopero ha ricevuto, degli arresti (a New York) e delle cariche ( a Napoli), i giornali non hanno potuto nascondere dietro la solita retorica della Festa della Donna, le rivendicazioni che le donne hanno fatto emergere ieri. Tuttavia non è mancato il tentativo di nascondere la portata della giornata di ieri, di ridurla a una notizia da raccolta fotografica (addirittura dopo la notizia della presenza di Berlusconi in un McDonald). Questo dimostra che, oggi come in passato, “una giornata senza di noi” fa paura.

Siamo scese in piazza ieri rispondendo alla chiamata internazionale per uno sciopero contro la violenza maschile sulle donne. A partire dalla riscrittura di un piano femminista antiviolenza rivendichiamo i diritti delle donne. Il diritto a una sanità accessibile che garantisca l’aborto gratuito e sicuro per tutte. Il diritto a un welfare basato sui diritti delle donne, che le renda indipendenti dalla violenza economica che siamo costrette a subire. Il diritto alla giusta retribuzione del lavoro, per combattere la disparità salariale. Il diritto a un’istruzione senza stereotipi di genere. Il diritto a essere donne, lesbiche, trans senza nessuna discriminazione. Il diritto a vivere in un mondo senza frontiere.

La giornata del 26 Novembre e la giornata dell’8 marzo lo dimostrano.
Un nuovo movimento femminista è iniziato.

Le foto del corteo di Torino:

https://photos.google.com/share/AF1QipOmaE0Fd6Hh_2OVyMYgEKF3nyVaazkIPQugPXN4gUJf6UAIgE5pmqHC91uDalGoQA?key=SnlqZUduUTk4RlBueUhtcnZaaVltQm9CMFgxTjd3

Qui le foto delle manifestazioni in tutto il mondo

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