Ieri si è tenuto il 1° Congresso provinciale del Pci di Torino….

di Marica Guazzora

Pubblico questo mio intervento sulle Tesi congressuali e di critica su quanto è avvenuto all’interno del partito, che ha provocato anche il volontario allontanamento di alcuni compagni e compagne. Lo pubblico perché tutto è avvenuto anche attraverso i social, quindi non esistono più segreti di sorta. Un percorso sbagliato, questo, secondo me, di allontanarsi prima del Congresso nazionale,   perché era necessario arrivare fino in fondo per  poi magari decidere ma tant’è, è andata diversamente.

Due anni fa il nostro partito ha cambiato nome per la terza volta, (perché di questo si è trattato), avviando un tentativo di  ricostruzione del Partito comunista italiano.  Mi ritornano in mente, perché mi sembrano  profetiche e significative del difficile momento che il nostro partito sta vivendo, alcune frasi che il compagno Vladimiro Giacchè scrisse nella lettera di dimissioni  che aveva mandato in quel frangente alla Presidente del Comitato Centrale. Diceva Giacchè:

“Era irrealistico pensare che il processo che avviavamo decretasse d’incanto la fine della diaspora comunista, per il successo in termini strategici dell’operazione era essenziale guardarsi da due opposti errori: da una parte quello di operare una pura e semplice liquidazione di ciò che oggi esiste (ossia delle strutture organizzate esistenti), dall’altra quello di dar vita a qualcosa che fosse “un partito” (il nostro) “più qualche altro pezzo”. Dovevamo aver invece l’ambizione di dar vita a una cosa nuova e più grande, capace di ricollegarsi al meglio della tradizione comunista italiana e internazionale. ……..”

“Ritengo che in questo modo si sciupi colpevolmente l’ultima possibilità per dare un futuro a un’organizzazione da tempo non soltanto “insufficiente” ma in grave difficoltà come il PCdI, e soprattutto la possibilità di restituire una speranza a tanti comunisti oggi privi di un punto di riferimento politico.“

Profetico. Quella  fase, secondo me tremenda, che ha segnato tutta la Costituente,    si è poi conclusa con una grande assemblea,  dove, a parte interventi di poche e  lodevoli eccezioni, era evidente che si trattava più che altro di  una bella manifestazione per entusiasmare i presenti. Ed infatti ad entusiasmare ci sono riusciti.  La buona fede dei compagni e delle compagne ha trionfato ed è iniziata la fase 2 cioè l’elezione degli organismi dirigenti periferici.

Anche qui si sono palesati i vecchi metodi , cioè “il partito è mio, (Pdci o pcdi che fosse), e lo gestisco io”, altro che ricostruzione! Altro che nuovo partito! E in quel periodo ci sono stati anche abbandoni di autorevoli compagni che provenivano dal Prc. Tutto questo è avvenuto senza mai porsi domande del tipo “Ma staremo sbagliando qualcosa?”  Per carità, tutto perfetto, se ne vanno, che vadano.  Ci sono state poi situazioni pesanti da Commissione di garanzia in Sardegna, e mi risulta anche in Puglia, anche qui, soliti metodi, “state sbagliando voi, noi abbiamo sempre ragione”. E i compagni se ne vanno? Che vadano.

E per due anni Avanti, che il Partito c’è. Nuovi iscritti, nuove sezioni. Sembrava tutto in ordine. Evviva chi si sa ancora tanto entusiasmare!

Fino ad arrivare alla nota vicenda e a questa scadenza congressuale. Dove si è visto chiaramente che l’errore sta nel  gruppo dirigente ristretto di questo partito, molto ristretto, perché poi ha la capacità al momento opportuno,  con telefonate e pressioni varie di cammellare le sue truppe. Ma non funziona più come una volta. Ormai  non ci influenzano più, discutiamo e decidiamo di conseguenza. E questa volta il partito non ha retto, è stato brutalmente  spezzato. Con i soliti metodi. “State sbagliando voi. Noi abbiamo ragione. Intere federazioni se ne vanno? Che vadano”.

Le tesi. Primo punto di grande ambiguità è già nella premessa dove si  dice che la ricostruzione del partito comunista non è in discussione ma  ne parlerò meglio più avanti.  Qui dirò solo che le regole valgono a seconda di chi le infrange perché si è trattato di un vero e proprio “frazionismo di maggioranza”. Chi c’era al Congresso di federazione nostro si ricorderà che volevo proporlo nello Statuto,  vista da vicino tutta la vicenda della Costituente,  ma proprio qui era stato bocciato. Tant’è che in questa occasione, quando l’ho segnalato come frazionismo di maggioranza in una discussione  sulla pagina fb della Presidente del Comitato Centrale,  lei mi ha bloccato.

Sulle tesi: mi pare ovvio che sull’attualità del socialismo e del comunismo e sulla crisi del capitalismo ci sia poco da aggiungere anche perché sono argomenti molto dibattuti anche sui social. Oggi noi comunisti/e leggiamo. Almeno la maggioranza. Abbiamo vissuto nel 2017 il centenario della Rivoluzione d’ottobre e quest’anno i duecento anni di Marx. C’è tutta l’attualità e la necessità della presenza di  una forza comunista in Italia. Nelle tesi si parla di questione di genere,  ci sarebbe da dirne tantissimo, per esempio sulla 194 e gli  obiettori di coscienza, sulla violenza,  ma  io ne tratto ogni giorno sul mio blog Falcerossa quindi non mi dilungo.

Non è più il momento in cui i compagni venivano in Sezione per sapere della politica.  Ci si informa sui social che è vero, sono uno strumento a volte imbarazzante, ma a saperlo usare nel modo giusto è molto utile, soprattutto per sapere quello che davvero succede a livello sia nazionale che  internazionale realmente, e non ascoltando le fake new, cioè le balle che ci raccontano i Tg di qualsiasi rete, o  i giornali di qualsiasi genere. Oggi, nell’assurdo della situazione comunicazione creatasi in Italia, si salva solo Famiglia cristiana, e nel web ovviamente Marx21,  l’Antidiplomatico, pochi altri siti e qualche blog. Per nostra fortuna possiamo apprendere le notizie direttamente dai siti dei partiti comunisti del mondo, perchè nel mondo i  partiti comunisti ci sono  e anche potenti!

Più che logico sottolineare, come fanno le tesi, i pericoli reali di una guerra mondiale, che oggi si manifesta in modo subdolo con focolai ovunque, ma che è di fatto già in corso, le enormi responsabilità dell’imperialismo degli Stati Uniti, con il finanziamento di gruppi terroristici come l’Isis, e il recente attacco bellico alla Siria,  il continuo tentativo di destabilizzare i governi di sinistra dell’America Latina a partire dal Venezuela, e nonostante tutte le ingerenze Maduro ha vinto di nuovo, e poi il Nicaragua e le pressioni sul Brasile, addirittura fabbricando prove false prima su Dilma e poi su Lula che è candidato alla presidenza del Brasile e per questa ragione tenuto prigioniero innocente, tra l’altro è dato vincente mentre Temer, l’autore del golpe parlamentare di destra su Dilma,  ha percentuali da prefisso telefonico, e poi il blocco mai tolto a Cuba ecc.

E’ evidente che non deve mai venire a mancare il nostro appoggio politico a quei  paesi che tentano di ribellarsi allo strapotere degli Usa. Occorre sostenere la grande sofferenza del popolo palestinese sempre più tenuto sotto il tallone di Israele che ogni giorno sferra attacchi devastanti per decimare la popolazione perché se donne e bambini vengono sistematicamente torturati e uccisi come accade ogni giorno è più difficile per il popolo rialzare la testa. Una ministra di Israele ebbe a dire che  più uccidono le donne meno ci saranno bambini palestinesi che possono diventare adulti e continuare a volere la terra di Palestina. Orrore su orrore. Il mondo deve intervenire contro questa violenza senza più indugi. Il mondo che ha fermato il nazismo e l’apartheid adesso deve fermare il sionismo.

Il continuo incremento delle spese militari Usa, che chiedono anche agli alleati, noi spendiamo 80 milioni di euro al giorno e ce ne chiedono 100. Abbiamo basi militari Nato in Italia che hanno più ordigni nucleari che in tutto il resto dell’Europa e nessun governo ha mai messo in discussione la nostra fedeltà atlantica. Una situazione diventata ormai intollerabile.  Intanto si sta configurando un nuovo ordine finanziario che vede in prima fila la Russia e la Cina e che erode progressivamente la supremazia degli Usa.

Le vecchie classi dominanti rifiutano di accettare la fine del loro dominio egemonico, ma le difficoltà generano crescenti contraddizioni all’interno degli Stati Uniti, dell’Unione europea e tra le due sponde dell’Atlantico. Il partito della violenza e della guerra è rafforzato, questo anno è segnato da una nuova corsa agli armamenti (incluso il nucleare) e dalla proliferazione di minacce di guerra sempre più aperte contro Russia e Cina. L’umanità di nuovo affronta il vero pericolo di un grande conflitto, le cui conseguenze sarebbero catastrofiche. l drammatico aumento della spesa militare non è una esclusiva degli Stati Uniti perchè le principali potenze europee seguono lo stesso percorso, simultaneamente finanziando la NATO e la costruzione del cosiddetto esercito europeo. Gli stessi governi che dicono di non avere soldi per la spesa sociale e hanno speso miliardi per sostenere il sistema finanziario, si stanno preparando a moltiplicare le spese militari. Per la guerra, come per il grande capitale, non vi è alcuna spesa o indebitamento ‘insopportabile’.

I comunisti chiedono non da oggi l’uscita dell’Italia dalla Nato e la Nato dall’Italia.

La Cina ha parecchi detrattori, persino nel Partito Comunista. Il compagno Domenico Losurdo in una intervista ha chiarito molto bene questo punto:

“Ritengo corretta la definizione dei dirigenti cinesi: la Cina si trova allo stadio primario del socialismo, destinato a durare per alcuni decenni. È una definizione che riconosce quanto di capitalista c’è nei rapporti sociali vigenti, ma anche quanto fortemente il Paese sia impegnato in un processo di costruzione di una società postcapitalistica. Dobbiamo prendere atto che il socialismo si sviluppa attraverso un faticoso processo di apprendimento. Non sono adeguate né la categoria di tradimento né quella di fallimento. Non ha senso fare valere tali categorie per un paese e per un partito che, dopo aver contribuito potentemente alla vittoria della rivoluzione anticolonialista mondiale, stanno oggi mettendo fortemente in discussione anche il neocolonialismo praticato dall’Occidente e dagli USA.”

Nel nostro Paese gli orientamenti anti-UE stanno compiendo passi importanti,  tra l’altro  serve una conferenza europea sul debito sovrano che porti ad una moratoria, ad un abbassamento dei tassi di interesse, alla riprogrammazione o cancellazione parziale del debito. Ci sono due proposte di legge di iniziativa popolare l’uno in merito all’adesione o meno dell’Italia ai Trattati europei e l’altro per la riscrittura dell’art.81 della Costituzione, con ritorno al testo precedente l’introduzione del famigerato “pareggio di bilancio”.

E’ evidente  che occorre rafforzare i legami internazionalisti  e le battaglie del movimento operaio devono essere portate a livello europeo.

Nel merito, alcuni articoli interessanti, sia sulle questioni internazionali che nazionali, come il lavoro si trovano anche  su Marx21.

Nel nostro paese la crisi in cui ci hanno gettato i governi da Berlusconi a Gentiloni è sotto gli occhi di tutti. Trovare lavoro a tempo indeterminato  sottoposto ai controlli del job act, e più difficile di un terno al lotto. Tutto è precarizzato, svilito a stipendi ridicoli e da fame nella maggioranza dei casi e senza sicurezza perché di lavoro si muore, mai come in questi giorni. Come restituire dignità al lavoro dovrebbe essere l’assillo di tutti i partiti comunisti e di sinistra, invece un vero partito del lavoro non  c’è. E’ un paese questo diventato senza partiti di riferimento che se ne occupino, con un sindacato confederale che cerca sempre di tirare i remi in barca quando è troppo tardi, dove ciascuno diffida di tutti e non si sente personalmente danneggiato dall’immensa ricchezza di pochi, che considera solo dei furboni, ma si sente personalmente danneggiato dalla paga di uno che lavora, e dalla pensione  di uno che ce l’ha già, perchè considera il lavoro o la pensione dei privilegi.

Perché non è il ricco che ruba ma sono gli insegnanti, i giudici, gli impiegati pubblici e naturalmente i politici e gli immigrati che portano via il lavoro, la casa e l’asilo ai nostri figli. Ed è qui che esplode il risultato del voto alla destra di questo paese, a M5S, alla Lega e a Forza Italia. Il balletto sul governo è stato deprimente, sembrava una brutta telenovela destinata a  non finire mai, finalmente ce l’hanno fatta, nonostante l’assurdo e inutile blocco di Mattarella e l’ingenuità di Di Maio, ma in realtà ha vinto lo sceriffo di Nottingham, il vero capo del governo.

Tornando alle tesi. La n. 8 del documento congressuale ci fa discutere parecchio.

La responsabilità primaria ce l’ha Renzi, il Pd. E quindi bene abbiamo fatto a sottolinearlo sempre, in ogni documento, in ogni occasione. Ma dato che al peggio non c’è mai fine, il crollo del Partito democratico ha spalancato le porte ad una destra fascio razzista ancora più devastante e ancora più pericolosa. I comunisti non sono senza colpe. Abbiamo iniziato noi una diaspora che ci ha portato al risultato di oggi,  dell’1,2% con Potere al popolo. La diaspora iniziata con la prima scissione, quella dei Comunisti italiani da Rifondazione comunista, che ha lentamente eroso sia un partito che l’altro con scissioni, dietro scissioni. Quella è stata, secondo me, la nostra primaria responsabilità, e il nostro errore più grande è stato  proprio appoggiare la guerra alla Jugoslavia.   Certo su questo abbiamo recitato il mea culpa, ma intanto l’errore l’abbiamo fatto. La perdita di credibilità dei comunisti è costellata dai nostri errori, in uno scenario che non ha  aiutato, a cominciare dal  crollo dell’Urss.

Abbiamo sempre criticato, e anche insultato,  quei compagni che  con qualche ragione dovuta alla perdita di una qualsiasi reale  speranza di cambiamento della situazione presente, hanno votato e votano M5S. I cambiamenti ci saranno di sicuro,  dal contratto che abbiamo visto sui social e dalle prime avvisaglie  si annunciano giorni neri, nel vero senso della parola. Ne prendano atto. Certo hanno fatto quello che i comunisti non sanno più fare, da quando cambiando la legge elettorale,  non siamo più in Parlamento, perché senza soldi non si fa politica. Il M5S ha iniziato come una azienda con i soldi della Casaleggio e C. La Lega è stata al governo con Berlusconi. Ha anche rubato alla grande, ma non importa. I ladri sono solo quelli che hanno il vitalizio.

Sono passate parole d’ordine demenziali mentre noi non abbiamo avuto né la capacità né il potere dei soldi necessari a fare campagne che dimostrassero il grande cumulo di stupidaggini  di questi signori che sanno parlare alla pancia della gente, che stimolano gli umori peggiori, in una società italiana marcia di mafia,  di razzismo, omofobia, maschilismo e fascismo.

Noi parliamo di unità dei comunisti da molti congressi,  lanciamo gli slogan, facciamo battere il cuore di speranza ai militanti, poi ci pensa il nostro gruppo dirigente a spegnerla con l’incapacità di mantenere le proprie posizioni, prendendo decisioni dell’ultimo minuto, quando è ormai tardi per fare riflessioni serie su come, con chi e sopratutto se andare ad una elezione politica nazionale che sappiamo già essere devastante. Perché i segnali ci sono tutti, che sarà devastante. Allora meglio prendere l’1,2 con una lista “comunista” si dice nella tesi 8, talmente comunista che rifiuta il simbolo della falce e martello, con una Rifondazione che la fa da padrone, tanto nelle scelte quando nei candidati, e guardate, io non ne faccio solo una questione di regole statutarie, anche se importanti,  perché quando si fa un comitato centrale di 160 compagni/e, già l’errore sta lì, si sa che non ci saranno mai i numeri che riporta lo Statuto, perché tutti ci vogliono stare, come un fiore all’occhiello, ma poi ci vogliono sacrifici, soldi e tempo per andare a Roma e ci vanno quelli che hanno soldi, tempo, o abitano nei dintorni.

Le motivazioni sono ben più pesanti delle regole violate. E cose ben più pesanti ho anche visto nei miei anni di militanza. E’ molto probabile che non avremmo avuto né soldi né compagni in tutte le realtà territoriali per la raccolta delle firme e per i manifesti e quant’altro serve in una campagna elettorale, per andare con il nostro simbolo. Ma la questione sta tutta nel prendere decisioni così senza conoscere veramente il partito, le sezioni, gli iscritti, altrimenti ci si sarebbe accorti in tempo  che il  malcontento della decisione di andare nella lista con Potere al Popolo era tale e tanto da generare  un’altra scissione. Invece hanno saputo solo parlare di espulsioni per  dire poi come sempre “Abbiamo ragione noi. Vogliono andare? Che vadano.”

Se ne assumano tutta la responsabilità invece di scrivere di “divergenze all’interno del partito” di “improvvisa inclusione dell’abolizione del 41 bis”, quando anche sui social non hanno fatto altro che giustificare tutto ,  quando occorreva battersi  per il simbolo della falce e martello, se in Pap sono tutti comunisti, occorreva battersi perché ci fosse almeno la parola “modifica” invece che “abolizione” della 41 bis.

Occorreva battersi per  essere egemoni all’interno, dopo una scelta così scellerata. Purtroppo egemoni è parola di cui abbiamo perso lo stampo. “Avanti con il Pci” non basta scriverlo  sui social, al momento opportuno occorre saperlo praticare.

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