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Care compagne cari compagni, intanto voglio ringraziarvi per la presenza.
Abbiamo voluto organizzare questo pomeriggio di discussione con l’autore del libro “Luigi Longo una vita partigiana” il compagno Alexander Hobel della direzione nazionale del nostro partito e con la compagna Carla Nespolo vice presidente nazionale dell’Anpi e componente del Comitato Centrale nel proseguo dell’iniziativa che abbiamo fatto di recente su “Comunisti nella Resistenza” per una serie di motivazioni.
Ricorre il 70 esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo dalla quale è poi nata la nostra Costituzione e sia l’una che l’altra sono messe a dura prova.
Dopo tutti questi anni ci è voluta la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo perché venisse riconosciuto che alla Diaz è stata tortura mentre nel frattempo i fascisti torturatori responsabili venivano promossi ad incarichi più prestigiosi.
E ancora, nuovi rigurgiti in Italia con le sfilate di Casa Pound e la continua presenza mediatica e provocatoria del massimo esponente della Lega, il vergognoso riconoscimento ad un fascista avvenuto di recente da parte del sottosegretario Delrio nel quadro della retorica sulle foibe e tutto l’aiuto da parte del governo italiano, della Unione Europea e degli Usa al governo nazifascista dell’Ucraina che ha equiparato il nazismo al comunismo e imprigiona e tortura gli attivisti comunisti, i tentativi di destabilizzazione di governi eletti come quello della Siria del Venezuela e perfino del Brasile mentre rimane inascoltata la richiesta di riconoscimento dello Stato Palestinese.
Bene ha fatto la segreteria nazionale dell’Anpi a richiedere di sospendere l’applicazione della legge 92/2004 che ha istituito la giornata del ricordo e avviare una indagine per revocare le medaglie immeritate e intanto il sindaco di Torino Piero Fassino per quanto scrive la Stampa vuole riabilitare il musicista fascista Alfredo Casella.
Le comuniste e i comunisti hanno dato tanto e sovente anche la propria vita per la Liberazione del nostro paese eppure si tenta di nascondere questa presenza ormai scomoda per i media e per il governo italiano cercando persino di impedire la presenza della nostra bandiera nelle ricorrenze dell’ antifascismo.
Ma noi non dimentichiamo che la Resistenza è ora e sempre.
La seconda motivazione altrettanto importante della prima è che il compagno Luigi Longo è stato insieme a Gramsci Togliatti e Berlinguer un grande segretario del Partito Comunista Italiano come si evince anche dai quadri appesi nella nostra sezione e noi Partito Comunista d’Italia stiamo lavorando per la ricostruzione del partito comunista, non stacchiamo i quadri dalle nostre pareti. e poniamo come scopo della nostra azione politica nell’Italia di oggi la piena applicazione della Costituzione italiana.
Prima di dare la parola vediamo in breve sintesi di cosa tratta il libro per introdurre la discussione:
La vita di Luigi Longo si identifica in misura rilevante con la storia del Partito comunista italiano, ma rappresenta anche un itinerario emblematico della storia del Novecento. Della sua ricchissima biografia, finora poco esplorata, questo volume ricostruisce la prima metà, gli “anni eroici” 1900-1945: dalla Torino operaia di Gramsci e dell’occupazione delle fabbriche ai vertici della Gioventù comunista, all’attività clandestina, alla guida del Centro estero giovanile e poi dell’organizzazione del Partito Comunista d’Italia tra la Svizzera e la Francia. Dalla Mosca del Comintern alla Parigi del Fronte popolare, dalla guerra di Spagna – durante la quale è alla testa delle Brigate internazionali – alla Resistenza – che pure lo vede al vertice delle Brigate Garibaldi e del Corpo volontari della libertà -, “Gallo” vive da protagonista momenti decisivi del secolo breve, assieme alla sua compagna Teresa Noce e ad altri dirigenti comunisti come Pietro Secchia e Palmiro Togliatti, col quale proprio in questi anni si delinea un asse destinato a durare anche nel secondo dopoguerra.
“Nella vita di Luigi Longo si riflette la storia del Partito” Così scriveva Palmiro Togliatti sull’Unità in occasione del sessantesimo anniversario del Comandante Gallo . E nel discorso commemorativo tenuto nel 1980 Berlinguer ribadiva “Del Partito comunista italiano Longo è stato costruttore e figlio al medesimo tempo, testimoniando che cosa sia e debba essere un vero comunista e un autentico rivoluzionario.”
Come scrive appunto Alex Hobel in un suo articolo per Marx 21 del 2013:
Qualche parola infine va detta sullo stile di lavoro di Longo, quello che si chiamava il “costume di partito”; un elemento forse sottovalutato, ma che pure è stato decisivo nel fare grande il Pci. Uno stile fatto di modestia, anti-individualismo, fiducia nel lavoro collettivo, capacità di ascolto e di sintesi, critica e autocritica; uno stile sobrio e rigoroso, ma al tempo stesso ricco di fantasia e apertura. Qualcosa da cui i comunisti del XXI secolo hanno ancora molto da imparare.
E io concludo questa breve presentazione nel dire che la giornata odierna si inserisce perfettamente in queste due date importanti la nascita del Partito Comunista d’Italia del 21 e dell’oggi e la Liberazione dal nazifascismo ricordandovi la fiaccolata dell’Anpi provinciale giovedì 23 e nella giornata del 25 le iniziative dell’Anpi nelle varie circoscrizioni.
Una recensione autorevole del libro
Per quanto ciò possa apparire sorprendente, questo volume costituisce il primo lavoro d’insieme su Luigi Longo condotto con criteri scientifici. In precedenza il contributo più importante a lui dedicato era stato un volume collettaneo uscito in occasione di un bel convegno di studi svoltosi nel 1989 (Editori Riuniti, 1992), laddove in precedenza si era potuto disporre solo di un breve profilo di Felice Chilanti che risaliva al 1972. Giustamente Aldo Agosti sottolinea nella sua prefazione come, pur in presenza di una memorialistica di assoluto rilievo, il genere biografico abbia per lungo tempo stentato ad affermarsi nella pur ricca e qualificata letteratura sul Pci, e come questo ritardo abbia cominciato a essere superato solo in una fase relativamente recente. In tale contesto il contributo di Höbel ha il merito di colmare una lacuna assai rilevante, se solo si considera il ruolo di primo piano che Longo svolse per l’intero arco della storia del Pci dalle origini sino alle fine degli anni sessanta, dalla funzione essenziale dei giovani nella nascita del PCdI al segno che, tra la morte di Togliatti e la grande stagione del ’68-69, egli volle imprimere a un gruppo dirigente che, nella sua maggioranza, sembrava più attardato nella continuità della tradizione piuttosto che sensibile verso la ricerca di vie nuove atte ad affrontare i cambiamenti epocali che andavano maturando. Il percorso biografico è qui ricostruito attraverso un continuo e dettagliato ricorso alle fonti primarie, con una particolare attenzione ai documenti d’archivio (in larga parte inediti) e anche a fondi fino a oggi scarsamente esplorati, come quello della sezione italiana delle Brigate internazionali. L’impianto complessivo privilegia la dimensione spiccatamente politica rispetto ai risvolti umani ed esistenziali, in un’ottica attenta a documentare i diversi aspetti dell’azione e dell’ impegno politico di Longo in una sostanziale consonanza con la sua riflessione retrospettiva, piuttosto che in un dialogo a più voci con altri protagonisti (a cominciare dalla compagna Estella) o in un più esteso quadro critico-interpretativo. Cosicché ciò che affiora è un’immagine di continuità che rischia di lasciare alquanto in ombra sia il carattere travagliato della formazione di Longo (la prolungata influenza di Bordiga e la non facile assimilazione della lezione di Gramsci, il ruolo da protagonista nella svolta del 1929-30 con tutta la sua carica di abnegazione, ma anche di settarismo, di errori politici e organizzativi, di fede illimitata nei confronti del partito e dell’Urss), sia i momenti di rottura, che saranno poi quelli che lasceranno una impronta indelebile nella sua personalità e nel suo itinerario politico negli anni a venire. Il tema della continuità si presta per converso a una lettura della biografia di Longo a partire dalla svolta del VII congresso del Comintern (1935) e non per caso l’apporto forse più ricco e originale di questa ricerca consiste nella puntuale ricostruzione del filo rosso che unisce in Longo la piena adesione alla politica dei Fronti popolari e la riqualificazione della linea del PCdI all’insegna di una rivoluzione popolare antifascista destinata ad approdare nella Resistenza alla prospettiva di una nuova democrazia socialmente avanzata e fondata sulla partecipazione più ampia delle classi lavoratrici. L’esperienza maturata nella guerra di Spagna costituirà in tal senso un passaggio insostituibile. Di qui discenderanno la duplice sottolineatura della costruzione del più ampio fronte unitario delle forze antifasciste e della centralità dell’unità tra comunisti e socialisti come “guida direttiva” del Fronte popolare, l’intreccio tra lotta armata, unità antifascista e mobilitazione di massa, la dimensione internazionale della lotta contro il fascismo e la guerra, che costituiranno altrettanti insegnamenti che Longo avrebbe trasferito nella Resistenza italiana. Dietro il dirigente politico e militare della Resistenza, nel suo instancabile impegno contro l’attesismo, nel suo costante richiamo all’intreccio tra lotta partigiana e iniziativa della classe operaia e delle masse popolari, nella sua capacità di coniugare l’unità tra tutte le forze antifasciste e l’autonomia e la soggettività del Pci, nella sua duttilità tattica ma anche nella sua coerenza strategica, nella sua valorizzazione dei Cln e degli organismi di base come cellule di un nuovo stato e di una nuova democrazia, nel suo realismo e nella sua attenzione alla praticabilità delle direttive e degli obiettivi e nel suo talento organizzativo, vi era l’apprendistato nella guerra di Spagna. Altra cosa è riflettere sul rapporto tra Longo e Togliatti, sulla sua elaborazione originale, dai Fronti popolari alla stessa svolta di Salerno, o anche sulle chiusure ed esclusioni che egli avallò, nonché sulle rinunce che egli accettò in uno spirito di disciplina al partito e al proprio campo di appartenenza (uno dei tratti caratteristici di quella generazione). Ma su tali questioni è auspicabile che emergano ulteriori temi di riflessione nella attesa seconda parte di questa biografia. Claudio Natoli