di Mauro Alboresi Segreteria nazionale PCdI
Il Governo Renzi, al di la della propaganda, con la proposta di legge di stabilità trasmessa al Parlamento assesta un altro duro colpo alla sanità, alla tutela della salute dei cittadini.
Con il consueto gioco delle tre carte dichiara per il 2016 un aumento del fondo sanitario nazionale nella misura di un miliardo di euro, attestandolo a complessivi 111 miliardi, ma si dimentica di evidenziare che lo stesso, sulla base degli impegni precedentemente assunti, doveva salire da 110 a 113,1 miliardi.
Nella sostanza , quindi, siamo di fronte al venire meno di 2,1 miliardi rispetto a quanto atteso, e con quel miliardo alle regioni è richiesto di finanziare gli 800 milioni per i livelli essenziali di assistenza, i 500 milioni del piano vaccini, i 500 milioni relativi ai farmaci contro l’epatite c, nonché il rinnovo del contratto di lavoro che, come noto, prevede per i pubblici dipendenti, dopo ben 6 anni, un insignificante aumento medio di circa 8 euro al mese.
Come è evidente non si tratta di più risorse per la sanità ma di una forte riduzione delle stesse; in altre parole Renzi ha promesso 3,1 miliardi in più sulla sanità, ne ha dato soltanto uno ed in cambio impone una spesa aggiuntiva di oltre 2,5 miliardi, con inevitabili pesanti ricadute sulla quantità e qualità dei servizi complessivamente erogati all’utenza.
Con la proposta di legge di stabilità in questione la prospettiva è ancora peggiore, in quanto alle regioni ordinarie è imposto un taglio di 3,9 miliardi nel 2017 e di 5,4 nel 2018, da realizzarsi con politiche di tagli alla spesa ( sbandierate dal governo come lotta agli sprechi) che nell’anno in corso hanno comportato una riduzione della stessa di 2,3 miliardi di euro.
Tutto ciò, sommato ai risparmi ai quali sono chiamate le regioni a statuto speciale, prefigura per il prossimo triennio il congelamento formale del fondo sanitario nazionale a 111 miliardi, una cifra di molto inferiore a quella occorrente per garantire quanto necessario, nei fatti la sua riduzione.
Se a ciò si aggiungono i risparmi imposti alle otto regioni che hanno fatto registrare pesanti disavanzi nei propri bilanci sanitari, per un ammontare complessivo di circa 20 miliardi, e che per rientrare dagli stessi dovranno aumentare addizionali e/o compartecipazione alla spesa da parte dell’utenza, la situazione della sanità nel nostro Paese non può che preoccupare.
La proposta di legge di stabilità, quindi, non aiuta la soluzione dei problemi, li aggrava.
La politica sanitaria di Renzi è sbagliata, di destra, spinge in direzione di un sistema nel quale al diritto dei cittadini alla salute si sostituisce quello della possibilità legata al reddito, ossia si cura chi ne ha la possibilità.
Noi non ci stiamo, vogliamo una sanità pubblica, di qualità, gratuita.
Renzi se ne deve andare, la parola va restituita agli elettori.
Roma, Novembre 2015