Storie di donne nella Resistenza: Camilla Ravera

La donna libera dall’uomo, tutti e due liberi dal Capitale

raveraAncora lontana dall’avere una percentuale di donne impegnate in politica o sedute tra i banchi del Parlamento tale da poter parlare di pari opportunità, la nostra penisola ha però avuto l’onore e il merito di dare per  la prima volta al mondo la segreteria politica di un partito ad una donna. Lei, è Camilla Ravera, classe 1889, morta quasi centenaria, e il partito di cui assunse le redini è il Partito Comunista d’Italia.

Camilla nacque ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria ed era un’insegnante. Un’insegnante per quegli anni fuori dal comune perché fuori dalle aule, Camilla seguiva in maniera attiva la politica, tanto da diventare nel 1921 una delle fondatrici del partito Comunista d’Italia (PCd’I), per poi assumere subito la guida dell’organizzazione femminile del partito, fondando anche il periodico La compagna.

Nel 1927 Camilla venne nominata segretaria del PCd’I. Erano  anni difficili, il fascismo incombeva e la donna fu costretta anche a lasciare il Paese. Nel 1930, di ritorno in Italia dalla Francia, dove aveva vissuto clandestinamente, Camilla venne arrestata e condannata a quindici anni e mezzo di carcere che trascorse fino alla fine del fascismo tra carcere e confino.

Fu l’ultima dei confinati a lasciare Ventotene insieme a Umberto Terracini con il quale fu nel 1939 espulsa dal partito per aver condannato il patto Ribbentrop – -Molotov, concordato russo – tedesco per la spartizione della Polonia.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre, Camilla sapendo di essere di nuovo ricercata riparò in un casolare tra le colline che diventò presto luogo di incontri politici.Ma i fascisti arrivarono anche in quella zona iniziando a dare fuoco ai casolari, costringendo così i “clandestini” ad abbandonare il loro rifugio.

Rientrata a Torino dopo la liberazione, Camilla Ravera venne riammessa nel Pci e divenne consigliere comunale. Successivamente fu tra le fondatrici dell’Unione Donne Italiane (UDI) e nel 1948 venne eletta deputata.

I suoi interessi riguardarono in particolare le condizioni delle donne e le battaglie a favore della pace.  Come deputata è stata cofirmataria di progetti di legge soprattutto su materie come la tutela della maternità e la parità dei diritti e delle retribuzioni tra uomo e donna. Nel 1980, durante lo storico sciopero dei lavoratori della Fiat, davanti ai cancelli della fabbrica torinese Camilla Ravera tenne un comizio seguito da migliaia di lavoratori. In quell’occasione  volle ripetere ai lavoratori l’insegnamento di Gramsci “non perdete mai il contatto con la realtà della storia”.

L’8 gennaio 1982 il presidente Sandro Pertini, che era stato suo compagno di confino, la nominò, prima donna nella storia della Repubblica, senatrice a vita. Il primo giorno a Palazzo Madama, i senatori, riuniti in assemblea l’accolsero  con un applauso.

Camilla aveva allora 93 anni e raccoglieva ancora i frutti di una vita lunga e intensa che sarebbe arrivata al crepuscolo solo sei anni dopo, proprio alla soglia dei cento anni. Morì a Roma il 14 aprile 1988.

s-l300Opere: Camilla Ravera pubblicò libri sulla condizione della donna e sulla lotta per l’emancipazione femminile (La donna italiana dal primo al Secondo Risorgimento, Roma 1955; Breve storia del movimento femminile in Italia, Roma 1978) (Diario di trent’anni 1913-1943, Roma 1973.

 

http://www.treccani.it/enciclopedia/camilla-ravera_

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