di Tatiana Santi per https://it.sputniknews.com/opinioni
La Cina è il futuro”, è una frase sentita molte volte, spesso però non si va oltre alle parole e manca un approfondimento sulle prospettive di questo gigante orientale. A Bologna il 14 ottobre si tiene il V Forum Europeo dedicato alla Cina, un’analisi a 360° su un Paese che offre all’Italia grandi opportunità di cooperazione.
A Bologna il “V Forum Europeo. La Via cinese e le prospettive mondiali”, che vede la partecipazione di numerosi accademici delle migliori università cinesi, offrirà un’analisi ad ampio spettro proprio della Cina contemporanea. Il progetto Belt and Road Initiative, ma anche le tendenze politiche del Paese, gli scambi culturali fra la Cina e l’Europa, ecco alcuni temi che tratteranno i relatori del convegno. In un periodo di sanzioni e guerre economiche è quanto mai importante riuscire a stabilire e sviluppare relazioni fra diversi Paesi.
La Cina, che cresce a vista d’occhio attraverso grandiosi progetti, uno fra tutti la Via della Seta, è un’ottima opportunità per l’economia italiana, e non solo. “Le aperture verso la Cina, ma anche verso la Russia, rappresentano l’unica opportunità vera che ha l’Italia per uscire dall’attuale situazione di crisi” è l’opinione espressa in un’intervista a Sputnik Italia da Francesco Maringiò, organizzatore del Forum e giornalista esperto di Cina.
— Francesco Maringiò, quali sono gli obiettivi del Forum sulla Cina che si tiene a Bologna?
— Gli obiettivi del forum sono far conoscere la Cina moderna, e farlo attraverso un punto di vista che non è quello canonico, cioè del business e delle relazioni commerciali. Il forum permette di conoscere la Cina, di conoscere il suo sistema politico e il suo sistema di valori culturali. Riteniamo che una conoscenza più profonda possa permettere l’aumento e l’incremento delle relazioni fra l’Italia e la Cina.
— Sui giornali si parla spesso di Cina, ma manca una conoscenza più approfondita di questo grande Paese, non crede?
— Esattamente, riteniamo che sia impossibile avere una conoscenza vera e approfondita di un Paese qualunque senza conoscere il suo sistema di valori, il suo sistema politico e culturale. Questa è un’occasione quasi unica per avere una lente di ingrandimento sul laboratorio di pensieri e idee che la Cina sta mettendo in campo per sé stessa, e, in parte, per il mondo guardando verso il futuro.
Infatti in questo convegno si parla del Congresso del Partito Comunista cinese che si è tenuto alla fine dell’anno scorso, si parla anche della Via della Seta, degli scambi culturali fra la Cina e l’Europa. Si parla di come l’umanità intera possa trovare dei valori condivisi e progredire mano nella mano in questa direzione.
— Quali sono le opportunità per l’Italia nel contesto della Via della Seta?

— La Via della Seta è una risposta cinese e oramai globale alla crisi nata nel 2008, questa crisi può portare a diversi sbocchi. L’idea di costruire un ponte che metta assieme l’Asia, l’Eurasia e l’Europa allargandosi verso l’Africa diventa un volano di sviluppo per tutti i Paesi che cercano una via d’uscita dalla crisi. L’Italia, che sta pagando un prezzo molto pesante per la crisi economica, credo debba saper cogliere a pieno le opportunità di questo progetto sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista culturale per la costruzione di nuove forme di relazione fra gli Stati.
— Sappiamo che la Cina investe molto nel Belpaese e acquista molte aziende italiane, dal campo della moda al calcio, ma anche nel settore delle tecnologie e del know how. L’Italia che interesse rappresenta per la Cina?
— Intanto i cinesi definiscono l’Italia un Paese fra i pochi che come la Cina ha una storia culturale di qualche millennio, vi è un legame profondo molto importante fra i nostri due Paesi. Da un punto di vista tecnologico e industriale c’è complementarità. Con il progetto China 2025, la Cina cerca di innalzare il proprio livello tecnologico, l’Italia in questo senso può trovare un’opportunità di cooperazione: fornendo tecnologia e acquisendo in cambio l’accesso ad un mercato molto vasto, che aiuterebbe le aziende italiane.
— Diversi esponenti del nuovo governo italiano si sono già recati in Cina a più riprese per sviluppare i rapporti bilaterali. Da un punto di vista geopolitico qual è il peso della partnership Cina-Italia?
— La cooperazione sarebbe molto importante soprattutto in questo periodo di dazi e guerre economiche, no?
— Esatto, ci sono due modi diversi di approcciare alla crisi: uno è chiudere le comunicazioni e i rapporti, l’altro è cercare di individuare le priorità comuni e concentrare gli sforzi. L’Italia credo debba seguire questa seconda strada.
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