Report gruppo tematico lotte migranti e antirazzismo

da NUDM

In questi anni NUDM ha elaborato pratiche e riflessioni antirazziste. Ci siamo dette che femminismo è antirazzismo, non solo come slogan, ma stando attivamente dentro le lotte delle e dei migranti in tutti i territori che ne hanno fatto non una questione a sé ma un punto centrale della propria lotta femminista per trasformare il presente.

Sebbene le misure che questo governo sta mettendo in atto siano in perfetta continuità con quelle dei governi precedenti e con la prassi delle questure e delle prefetture, il decreto Salvini segna un cambio di passo: l’eliminazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e l’inserimento di un permesso di soggiorno per “casi speciali” non solo produrranno clandestinità e isolamento per tutti i migranti, ma esporranno le donne migranti alla violenza in modo ancora più forte, nei paesi di provenienza, in viaggio e qui.

Il decreto Salvini infatti si presenta come l’altra faccia del decreto Pillon: donne e migranti, che sono state i protagonisti delle lotte in questi anni, non solo in Italia ma nel mondo, devono essere rimessi al loro posto, privati anche dei canali che permettevano una minima manovra, secondo un criterio di gerarchia sociale che mira a dividerci e a reprimere ogni forma di insubordinazione e di libertà. Nelle scuole e nelle università la cultura razzista viene riprodotta da programmi epurati di senso critico, che cancellano la storia coloniale e ancor più quella delle lotte contro il dominio coloniale, riproducendo un immaginario passivo dei processi di decolonizzazione. È poi il meccanismo classista dell’alternanza scuola–lavoro a fare del razzismo e dello sfruttamento una questione concreta già negli anni della formazione. Qui, come nei luoghi di lavoro, nei centri di accoglienza e sui confini, vediamo come razzismo e patriarcato siano riproposti per produrre sfruttamento e subordinazione e impedire una presa di parola collettiva.

Dal 2014 a oggi il numero di donne arrivate via mare è quadruplicato. Dopo il decreto Minniti, che ha chiuso le frontiere legittimando così la violenza, gli stupri e le torture in Libia, il decreto Salvini elimina ogni ragione umanitaria, riducendo la vita dei migranti a “casi speciali” e minimizzando quella stessa violenza che colpisce doppiamente le donne.

Nella nostra riflessione precedente abbiamo non solo contestato il regime dei confini e il sistema dell’accoglienza, ma rivendicato un permesso di soggiorno europeo, svincolato dal reddito, dal lavoro, dallo studio e dal matrimonio, contro la logica del trattato di Dublino e a pieno sostegno della libertà di movimento; contro la vittimizzazione e lo sfruttamento; contro l’idea di un permesso da conquistare per merito, lavorando gratis, abbiamo rivendicato salario, asilo e cittadinanza. Questo decreto mira a fare terra bruciata delle nostre rivendicazioni, ma soprattutto a creare paura e divisione.

Per questa ragione non possiamo fermarci a una lotta difensiva o di solidarietà. È arrivato il momento di mostrare che stare dalla parte delle e dei migranti significa lottare contro il razzismo ma anche contro un patriarcato che non ha confini, che è quello dei governi europei e occidentali e quello delle comunità e delle famiglie, contro cui le donne migranti e le loro figlie nate qui lottano quotidianamente. Non lasceremo che i governi occidentali strumentalizzino il patriarcato altrui per legittimare il loro.

Contro un linguaggio che cancella le esperienze soggettive e categorizza le cosiddette “seconde generazioni”, rivendichiamo lo spazio per una presa di parola autonoma sostenendo le lotte delle compagne che denunciano la violenza e il sessismo all’interno delle comunità di provenienza.

Anche per questo la nostra lotta contro il razzismo è femminista e globale. Da ogni parte del confine lottiamo per la nostra libertà e la nostra autodeterminazione.

Il 24 novembre ci offre un’occasione importante: non siamo più disposte a essere lo spezzone femminista in coda ai cortei. Rivendichiamo un antirazzismo femminista, perché il nostro femminismo non può che essere antirazzista. Come lesbiche, gay e trans abbiamo scelto da che parte lottare, contro ogni logica identitaria e contro ogni opportunismo.

Siamo nei fatti l’unico movimento in grado oggi di opporsi in massa e con forza non solo a questo governo e al suo razzismo spietato ma anche alla politica di impoverimento di quelli precedenti, e in perfetta linea con quelli europei. Siamo un movimento globale che non è disposto ad arretrare anche di fronte a lotte che sembrano impossibili. Siamo quelle che scioperano senza chiedere il permesso.

A questo governo e alle forze politiche che si ricordano solo ora dell’antirazzismo vogliamo dire che non siamo disponibili a strumentalizzazioni, negoziazioni o compromessi. Il nostro Piano è chiaro e non lascia spazio a mediazioni: libertà di movimento e di autodeterminazione. Non ci servono le quote, siamo già marea. Partiamo dalle condizioni materiali dei soggetti sotto attacco per mettere in pratica lotte senza frontiere.

Contro ogni possibile frammentazione e depotenziamento della nostra iniziative e verso un 24 novembre forte e ampio facciamo invece appello a tutti i movimenti sinceramente antirazzisti di stare dalla nostra parte, di prendere parola con noi, nelle piazze e nelle iniziative, per farci sentire forte e chiaro e soprattutto di mobilitarsi con noi il 24 novembre. Una data contro questo presente, contro questo governo, contro il razzismo e contro il decreto Salvini c’è ed è il 24 novembre. L’opposizione a Pillon, all’attacco al welfare contro donne e migranti, all’attacco agli spazi femministi non fanno che rafforzare lo scopo politico di questa manifestazione: il rifiuto in massa della violenza razzista, patriarcale e neoliberale.

Sappiamo che la nostra lotta femminista e antirazzista potrà essere davvero potente solo se al fianco delle e dei migranti, perciò continueremo a sostenere le loro lotte in ogni luogo e lavoreremo per creare ogni possibile connessione. L’esperienza del Sister Group a Ventimiglia, delle lotte di Nudm Bologna affianco delle e dei richiedenti asilo di Modena e Rimini e delle diverse iniziative organizzate insieme alle e ai migranti, da Genova a Trieste, Milano, Torino, da Macerata a Catania passando per Bari, lo dimostrano. Ma da sole non bastano.

Dobbiamo essere capaci di produrre un nuovo linguaggio contro le narrazioni razziste e patriarcali, contro quello che si presenta come un attacco frontale a chi lotta e si ribella. Le nostre risposte a questo attacco all’insubordinazione delle donne e dei migranti sono il 24 novembre e lo sciopero dell’8 marzo, per gli spazi e le lotte femministe.

Sappiamo però che per rafforzare questo percorso ogni luogo dovrà continuare a promuovere iniziative e pratiche espansive e comunicative, che ora più che mai necessitano anche di mutuo sostegno e coordinazione.

Proposte:

  • Azioni coordinate nelle varie città il 10 novembre contro il Ddl Pillon di lancio del 24 novembre caratterizzate in modo tale da mostrare che la nostra lotta femminista e la nostra lotta antirazzista sono tutt’uno;
  • Rafforzare la nostra comunicazione contro la retorica e la violenza razzista a livello nazionale attraverso un meccanismo efficace di coordinamento nei social: costruire un gruppo che lavori in sinergia con quello di comunicazione nazionale, per monitorare e prendere parola ogni qualvolta il razzismo sociale e istituzionale colpisce e in sostegno alle lotte migranti
  • Iniziative di supporto, sostegno e partecipazione alle lotte migranti

Libere di muoverci, libere di lottare.

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