Auschwitz e la memoria corrotta della russofobia

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Intervista di Clara Statello

Il giorno della Memoria impone una riflessione sul ruolo della storia, sulla rimozione ad uso politico di verità che per qualche ragione risultano scomode. Sputnik Italia ne ha discusso con lo storico Angelo D’Orsi.

Una tendenza è in corso, in molti paesi occidentali, quella di rimuovere il contributo dell’Urss e quindi del popolo sovietico, nella sconfitta del nazismo. Di nuovo la Polonia celebra la liberazione di Awschitz senza invitare i nipoti dei liberatori. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, nega il ruolo dell’Armata Rossa nella liberazione della Polonia e accusa la Russia di voler riscrivere la storia.

Queste narrazioni hanno una legittimità storica? O c’è una ragione politica per cui si tenta di rimuovere certe verità storiche?

Sputnik Italia ne ha discusso con il professore Angelo D’Orsi, storico, già professore ordinario del pensiero politico all’Università di Torino, direttore della rivista Historia Magistra, attualmente impegnato in un tour di presentazioni del suo ultimo libro “L’intellettuale antifascista. Ritratto di Leone Ginzburg”. Nella conversazione con il professore D’Orsi, si è anche delineato il profilo di questo grande intellettuale russo che scelse l’Italia, senza mai dimenticare di essere russo.

– Lei verrà nei prossimi giorni in Sicilia a presentare la sua biografia su Leone Ginzburg. Qual è l’importanza di questo personaggio e l’influsso della cultura russa nella sua opera e nella sua azione?

– Ginzburg era russo, nato ad Odessa, da una famiglia borghese ed ebraica proveniente dalla Germania. Ha una fisionomia cosmopolita. Sin da piccolo viaggia per Italia e Germania sino a stabilirsi definitivamente nel nostro Paese, a Torino. Da intellettuale farà una battaglia per dare alla Russia ciò che alla Russia spetta. Nel momento in cui la Russia veniva considerata l'”altrove asiatico”, lui non transige sul fatto che la Russia faccia parte dell’Europa e non si può immaginare un’identità europea senza la cultura russa, dal punto di vista letterario, storico e religioso. Lui ha in mente un’Europa federale che comprenda la Russia.

– Anche in questo momento storico c’è una tendenza a sottostimare il ruolo della Russia. As esempio alle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz, Mike Pence non ha fatto cenno al ruolo dell’Armata Rossa, affermando che erano stati dei generici “soldati” ad aprire i cancelli del lager. Perché questa rimozione storica?

– Questo episodio si inserisce all’interno di un quadro generale di deformazione e corruzione pesantissima della verità storica. Siamo davanti al ritorno di un male che riaffiora periodicamente nel nostro mondo occidentale. Questo male di chiama russofobia. E’ insieme paura e disprezzo per il mondo russo e in generale slavo. Occorrerebbe fare una battaglia culturale, come quella che portò avanti Ginzburg, per far capire che non si può pensare a un’Europa senza la Russia, che la Russia è una componente fondamentale dell’Europa.

 

– Perché questo ritorno della russofobia?

Man mano che Putin emergeva come grande figura di statista internazionale e la Russia putiniana acquisiva un ruolo sulla scena internazionale, il mondo unipolare che si era delineato dopo la caduta del muro di Berlino, veniva messo in crisi. La Russia, assieme ad altre potenze come la Cina, ha contribuito a trasformare il quadro geopolitico in multipolare. La risposta è stata un assalto concentrico alla Russia: economico, politico e ideologico. Questo ha fatto riemergere la russofobia che è sia paura ma è anche disprezzo e soprattutto è il tentativo di rimettere la Russia al posto che gli Usa vogliono assegnarle: quello degli sconfitti della storia recente.

In Europa la Polonia tenta di addebitare le cause della IIW alla Russia. Esistono i presupposti per abilitare questa narrazione a verità storica?

Gli orrori di Auschwitz

– No, non c’è alcun elemento di verità in questa narrazione. Tutta la storiografia scientifica non accetterebbe mai un’interpretazione che tenta di equiparare il III Reich all’Urss, come due potenze complici che hanno scatenato la guerra per spartirsi il mondo. Un’interpretazione infondata e falsa. L’hitlerismo aveva un progetto di dominio mondiale che Stalin non ha mai avuto. L’Urss è servita a spezzare e fermare questo progetto. Questo va detto e ribadito a chiare lettere, non solo sussurrato al telefono, ma urlato sui tetti.

– Nei giorni scorsi il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la diffusione di documenti d’archivio sulla Grande Guerra Patriottica. Questo intervento servirà a tutelare una corretta memoria dal revisionismo storico/politico?

– Io mi auguro sì. Può servire anche per fugare sottintesi ed evitare che si continui a mormorare che ci siano documenti nascosti che proverebbero chissà che. Come diceva Gramsci la verità fa bene a tutti. Credo che sia una decisione molto saggia, anche politicamente saggia.

– Tornando all’importanza della memoria storica, perché oggi è importante ricordare un personaggio come Leone Ginzburg?

– Ginzburg è un personaggio tanto importante quanto dimenticato. Leone Ginzburg è morto nel febbraio 1944 e la mia è la prima biografia, dopo 75 anni, su di lui. E’ incredibile. Ci sono biografie e monografie su qualsiasi personaggio, ma abbiamo dimenticato incredibilmente Leone Ginzburg, che è stato un gigante. Ha auto un’importanza decisiva sul piano culturale ma anche morale, perché Ginzburg ci ha dato un esempio di come si poteva essere, anche all’epoca negli anni del regime, intellettuali ma anche antifascisti.

Infatti il mio libro si intitola “Un intellettuale antifascista” perché voglio mettere in evidenza l’eccezione rappresentata da Ginzburg nell’epoca in cui tutti gli intellettuali o quasi, si sono piegati al fascismo, hanno indossato la camicia nera, hanno messo la spillina all’occhiello con il distintivo del Partito Nazionale Fascista, Ginzburg è diverso, rifiuta qualsiasi gesto di adesione e ne paga tutte le conseguenze, sino alla fine.

Un esempio di coerenza politica straordinaria. Ma nello stesso tempo Ginzburg ha continuato a fare l’intellettuale. E che intellettuale. Ginzburg è stato un uomo di levatura superiore. Quest’uomo che poteva essere un grande politico, un grande studioso, un filologo, uno storico un letterato, ebbene ha sacrificato tutto per la coerenza degli ideali.

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