L’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco, del PSOL, è un crimine che riguarda tutti noi. Donna di colore, “crea la favela”, madre, attivista per i diritti umani e il progresso sociale, i colpi che l’hanno uccisa hanno raggiunto il cuore della democrazia e della lotta contro l’intolleranza diffusa nel paese. Hanno raggiunto tutti quelli che combattono contro l’arbitrio e l’illegalità. Marielle è stata giustiziata proprio a causa della sua lotta per i diritti di tutti. Il suo coraggio, il suo viso allegro, sono il ritratto dei brasiliani che combattono contro l’arbitrio. Contro l’ingiustizia e l’illegalità. militante storica, anche se giovane (aveva 38 anni), l’uguaglianza, era in piena campagna di denunce contro la violenza della polizia in Acari a Rio de Janeiro, e moltiplicava le accuse contro l’azione della polizia militare che affliggono la comunità, e anche contro l’intervento federale a Rio de Janeiro.
Il crimine efferato commesso a Rio de Janeiro, mercoledì sera (14), non può essere ignorato da nessuno; la coscienza democratica richiede che sia rigorosamente punito. Il suo esempio di lotta e abnegazione ispira tutti e sottolinea l’obbligo di continuare la lotta, di mantenere alta la sua bandiera. Gli spari che hanno fermato la sua vita hanno segnato con il suo sangue di combattente la bandiera della resistenza democratica. Il filo spavaldo e coraggioso del suo sangue segna la lotta democratica.
Marchiata di rosso, il colore di chi combatte per il popolo e per la democrazia. Sangue che si unisce a quello di innumerevoli combattenti le cui morti vengono spesso ignorate. Fino a quando la cittadinanza sarà trattata con i proiettili? Marielle e l’autista Pedro Gomes sono le ultime vittime dell’intollerante furia che si diffonde in tutto il paese.
Fino a quando? “Siamo tutti Marielle, smettetela di ucciderci”