La rassegna Femminile palestinese racconta la Palestina attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne. Il progetto inizia nel 2014, a cura di Maria Rosaria Greco, con il sostegno del Centro di Produzione teatrale Casa del Contemporaneo.
Nel 2014 il sottotitolo era “la donna, l’arte, la resistenza” a dimostrazione di come la donna sappia ridisegnare, attraverso l’arte, i confini dell’occupazione. Fra gli altri ospiti è stata con noi la regista indipendente, Sahera Dirbas, con la quale abbiamo proiettato in Università di Salerno il film “Jerusalem Bride”, la regista Luisa Guarro e il suo spettacolo teatrale “Mi chiamo Omar”, l’arabista Isabella Camera D’Afflitto con l’incontro su femminismo arabo, dall’Egitto alla Palestina.
Nel 2015 il sottotitolo è stato “di storia in storia” perché il focus era la narrazione, il racconto, il recupero della memoria e per questo uno dei momenti culminanti della rassegna è stato l’incontro con lo storico Ilan Pappe, ma sono stati con noi il giornalista Michele Giorgio, corrispondete da Gerusalemme per il Manifesto e altri.
Nel 2016 la rassegna ha affrontato il tema del contemporaneo: “l’occupazione oggi” è stato il sottotitolo della terza edizione e ha analizzato il quadro attuale della Palestina, dopo quasi 70 anni di occupazione. Abbiamo ascoltato la voce di Ibrahim Nasrallah, uno dei massimi poeti palestinesi, la musica levantina e della riva sud del Mediterraneo dei Jussur Project accompagnati dalla cantante Amal Ziad Kaawash e dalla attrice e ballerina Dalal Suleiman, poi di nuovo, lo storico Ilan Pappe che ci ha parlato dell’importanza del linguaggio per contrastare l’occupazione nell’incontro “linguaggio, comunicazione, decolonizzazione”.
Nel 2017 il focus è stato “l’arte della resistenza” perché la resistenza sa diventare arte, dalla cucina (con noi la chef e blogger Fidaa Ibrahim Abuhamdieh) al cinema. Fra i nostri ospiti abbiamo avuto il regista Amer Shomali e il suo film “The wanted 18” che racconta la storia di 18 mucche dichiarate wanted dall’esercito israeliano in quanto minaccia per la sicurezza di Israele. Con potente ironia Shomali ricostruisce una delle pagine più nobili dell’intifada palestinese. Con lui e le sue magnifiche 18 mucche, nel mondo arabo simbolo di indipendenza e naturalmente simbolo materno, la rassegna è stata presente non solo a Salerno (in Università di Salerno), ma anche a Napoli (in Accademia di Belle Arti e al Museo MADRE) e a Roma (all’Università La Sapienza). Anche quest’anno la rassegna è stata scandita dalla presenza di giornaliste, arabiste, registe, scrittrici, artiste, musiciste, studiose della cultura e della società palestinese, tra le quali Chiara Cruciati, giornalista degli esteri de Il Manifesto, Gina Annunziata, docente di storia del cinema dell’Accademia di Belle Arti e dell’Orientale di Napoli, Monica Ruocco, docente di letteratura araba dell’Orientale di Napoli, Isabella Camera d’Afflitto docente di letteratura araba alla Sapienza di Roma, e altre ancora.
Nel 2018, la quinta edizione, il focus è ”la decolonizzazione”. Ricordiamo soprattuto due appuntamenti. Il primo del 2 marzo presso l’Università di Salerno con lo storico israeliano Ilan Pappe (University of Exeter), ospite della rassegna per la terza volta, e l’antropologa palestinese Ruba Salih (SOAS – School of Oriental and African Studies, University of London) per un approfondimento su “Palestina, decolonizzazione, libertà accademica”. Il secondo ad ottobre prossimo, il 23: un incontro in collaborazione con l’Università degli studi di Napoli L’Orientale, a Palazzo Du Mesnil di Napoli, con la scrittrice palestinese Adania Shibli, considerata fra le voci più interessanti della giovane letteratura dei Territori Occupati.
Nel 2019, la sesta edizione, il focus è “comunicare la Palestina” per rimarcare il ruolo centrale della comunicazione in un contesto di narrazione tossica. A maggio, il 24, presso il Circolo Arci Marea di Salerno, ricordiamo “Femminile palestinese incontra Michele Giorgio” in cui l’autore presenta il libro “Israele, mito e realtà, il movimento sionista e la Nakba palestinese settant’anni dopo” (Edizioni Alegre), scritto insieme a Chiara Cruciati. Il 24 ottobre al Teatro Ghirelli di Salerno la rassegna ospita la poetessa palestinese Jumana Mustafa, autrice del libro “Inciampo non appena cammino lentamente”. A novembre, invece, viene realizzato il progetto “Comunicare la Palestina. Una narrazione diversa” in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli: 19 designer della comunicazione sono stati chiamati a una campagna di sensibilizzazione sulla questione palestinese. I vari lavori prodotti poi diventano oggetto di una mostra presso la sede centrale dell’ABANA, con relativo catalogo e una tavola rotonda, sul tema della comunicazione sociale e sull’importanza di coniugare l’arte all’impegno politico e sociale.
Nel 2020, settima edizione, la mostra “Comunicare la Palestina. Una narrazione diversa” da Napoli si sposta a Salerno, al Teatro Antonio Ghirelli, dove viene presentata il 31 gennaio e dove rimane in esposizione fino all’11 marzo con i seguenti orari: 10,00-13,00 e 16,00-20,00 dal martedì al sabato. Sempre al Teatro Ghirelli il programma prosegue, a febbraio, il 12 e 13, (ore 19,00) due giorni dedicati al cinema e al cibo palestinese, “Cinema, hummus e falafel”. Sarà presente il giovane regista palestinese Hamdi Alhroub, autore di “Mat Superb” che verrà proiettato insieme a “The fading Valley” di Irit Gal, “Omar” di Marco Mario De Notaris e Luca Taiuti. Le proiezioni saranno accompagnate da hummus e falafel. Il 4 marzo invece, (ore 19,00), è previsto il videoreportage “Donne di Gaza” sulle condizioni femminili di vita nella striscia. L’11 marzo (ore 20,00) è il momento del concerto degli Hartmann che presentano l’album “Trotula”, un progetto che parla di Mediterraneo, donne e migrazioni. Dopo Salerno, ad aprile, la mostra “Comunicare la Palestina. Una narrazione diversa” si sposta a Milano presso la sede dell’AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva, che ha dato il patrocinio all’iniziativa.
Obiettivo della rassegna è quello di arrivare a un pubblico più ampio possibile, perché la riflessione sulla questione palestinese possa estendersi a tutti e contrastare, quindi, la sistematica azione di “memoricidio”, come la definisce lo storico israeliano Ilan Pappe, a danno del popolo palestinese. Format consolidato è l’utilizzo di linguaggi artistici diversi per intercettare gli interessi culturali più svariati.