La storia del Partigiano Flavio –  Brigata Garibaldi – Piemonte

di Marica Guazzora

Mi è stato chiesto di scrivere, per il 25 aprile, la storia di mio padre. Lo faccio molto volentieri, anche se ho già scritto la sua storia altre  volte, ma ogni volta cerco nella memoria  un ricordo nuovo, da poter aggiungere.

Mio padre era un uomo allegro, che amava la vita, la compagnia,  il buon vino barbera e in occasione delle feste amava riunire la famiglia, suonare la chitarra e si cantava tutti insieme. Cantare è sempre stata una delle passioni che avevamo in comune. E lui voleva che io gli cantassi le canzoni nostre, dei ribelli della montagna, e quelle comuniste, mentre lui mi accompagnava con la chitarra perché le parole non se le ricordava mai e oppure se le inventava tutte le volte.

Ma avevamo un’altra passione comune, ben più importante, quella passione fatta di ideali comunisti: libertà, giustizia e diritti, perché è stato  sopratutto merito dei suoi racconti di partigiano, che mi faceva fin da ragazzina, se io sono cresciuta antifascista e comunista militante.

Era nato nel 1924,  da una povera famiglia di contadini,  mio nonno era emigrato in Argentina, mia nonna faceva la mondina e aveva altri tre figli, papà di mestiere faceva lo zoccolaio. Vivevano a Rivalba, che allora si chiamava Ritirata, frazione di Valmacca,  12 km. oltre Casale Monferrato verso Valenza.

Tutto è  cominciato quando da ragazzino aveva salvato un suo coetaneo che stava annegando in Po. Papà era un gran nuotatore e conosceva tutte le pericolose correnti del fiume. Ebbene, i fascisti volevano premiarlo per il suo coraggio ma  lui non andò mai a ritirare il premio.  Perché aveva già capito da che parte stare.

A vent’anni venne chiamato  a prestare servizio militare, ma dopo pochi giorni  decise che voleva unirsi ai partigiani in montagna, così, con due bombe a mano in tasca, scappò dalla caserma, facendo chilometri a piedi,  fino a quando lo trovarono i partigiani del Distaccamento della 183 esima  Brigata Emile Lexert, operante nell’alto Fenis,  e si unì  a loro.

Scappò appena in tempo, perché il giorno dopo i nazisti andarono a prendere i militari italiani nella caserma e li portarono via.

Quando in montagna gli chiesero a quale partito sentiva di appartenere, lui rispose “al Partito Comunista Italiano”, e fu sempre iscritto, fino alla fine dei suo giorni,  e sempre mi chiedeva “Come va il Partito?” anche se il partito non era più quello, perché era diventato prima  Prc e poi Comunisti Italiani.

Ma  guai a chi gli toccava la falce e martello, anche se non fu mai un militante. Mi diceva “Io ho fatto la mia parte, adesso tocca a te, a voi giovani”.

Ogni 25 aprile tirava fuori il suo libretto da partigiano, il fazzoletto rosso, la medaglia, la fotografia della sua banda e li metteva sul comò in cucina e poi andava in bicicletta a vedere passare il corteo dell’Anpi della 5° Circoscrizione dove sfilavo anche io.  Un giorno mia sorella Vanda ed io decidemmo di intervistarlo e farne un video,  perché la sua memoria si andava cancellando  e noi volevamo ci rimanesse per sempre quel ricordo della sua vita.

In quei documenti che metteva in bella mostra ogni 25 aprile, c’è un certificato ormai leggero come carta velina, si chiama Certificato di benemerenza partigiana della 108esima Brigata Garibaldi e racconta le gesta di cui è sempre stato fierissimo e io con lui.

Come non ricordare che quando venne ricoverato in ospedale, a 91 anni,  la prima cosa che disse al medico fu “Ho fatto il partigiano”…. E mi vennero le lacrime agli occhi, come adesso, come sempre, mentre  scrivo di lui.

Quello che il certificato non dice è che anche la mia mamma, Odilia Marchino, che allora era la sua fidanzata,  fece la sua parte andando in bicicletta, insieme ad un’altra ragazza,  a chiedere la resa ai tedeschi sul ponte di Valenza, inutilmente, perché i tedeschi risposero che si arrendevano solo agli americani!

 Nel Certificato di benemerenza partigiana  si legge:

 Il 2 febbraio del 1944 Flavio si è recato volontariamente in montagna facendosi incorporare nella Banda di Fenis (Valle d’Aosta) denominata Lexert al comando di Louis. Durante la sua permanenza di tale formazione ha preso parte all’attacco della Caserma della G.R. di S. Marcel il 15 giugno del 1944. Il 18 luglio ha partecipato al sabotaggio della strada provinciale della Mongiovetta con pieno successo. Inoltre ha preso parte come capo squadra di altri sabotaggi positivi, assalti a treni militari, a colonne motorizzate, incursioni armate ad Aosta, Fenis, Nus, Ciambese, S. Marcel ecc. A Fenis ha subito vari rastrellamenti da parte di colonne nazifasciste e durante tali azioni ha riportato una ferita allo stinco della gamba sinistra con raffica di mitra.

Il 10 novembre del 1944 tornava a casa con falsi documenti e si inquadrava nel S.A.P di Valmacca. Il 20 aprile del 1945 passava alla 43esima Brigata Patria e il 12 maggio alla 1 Brigata S.A.P dei Tre di Valenza. Il 7 giugno entrava a far parte della Polizia Partigiana rimanendovi fino al 10 luglio. In tali formazioni ha partecipato alle azioni di disarmo nazifasciste a Occimiano, Mirabello, San Salvatore, Ticineto, Valenza e Alessandria. 

Nel suo Libretto Personale del Ministero dell’Italia Occupata si legge: Data di permanenza nelle formazioni partigiane dal 2 febbraio del 1944 al 7 giugno 1945.

Oggi, la copia  dei documenti del partigiano Flavio (Alfio Guazzora) è conservata in un fondo a suo nome all’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea in Valle d’Aosta la cui direttrice  me ne fece richiesta nel 2015, così che di lui, come di  tutti i partigiani che hanno combattuto per la nostra libertà, ci sarà sempre memoria!

Ora e sempre Resistenza! 

 

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