Intervento all’Assemblea degli iscritti della Federazione Pci di Torino e provincia

di Scolamiero Francesco, 01/10/2016 presso Sezione Ibàrruri, Torino.

Buongiorno compagni,

Mi preme esprimere il mio punto di vista su alcune questioni. Non sono qui per impartire lezioni a nessuno dei presenti, in quanto la platea è più perspicace di me. Nonostante ciò mi vedo costretto, per formazione, a cominciare il discorso dal punto di vista politico per poi passare alla questione organizzativa pura e semplice. Quello che abbiamo davanti è un mondo complicato da capire e per questo è necessaria un’analisi teorica delle questioni, anche in assemblee che all’ordine del giorno non la prevedono. Sarò breve per lasciare lo spazio agli altri compagni.

Siamo nel bel mezzo di una stagnazione che alcuni definiscono secolare, il capitalismo che abbiamo conosciuto sta cambiando notevolmente attraverso i colpi che l’imperialismo assesta alla società e ai popoli. Non possiamo nascondere che siamo sull’orlo di una terza guerra mondiale. Non lo nascondono nemmeno le istituzioni borghesi tra le quali la Chiesa che attraverso il Papa parla di guerra mondiale a pezzi. Mentre sull’altro fronte  il Ministro della Difesa cinese avverte la popolazione della necessità di prepararsi per l’imminente Terza Guerra Mondiale. Ed è sotto gli occhi di tutti chi, in questa guerra a pezzi, sta giocando il ruolo dell’assalitore, tanto che il portavoce del Dipartimento di Stato USA John Kirby, poco fa ha avuto la faccia tosta di dichiarare, testuali parole:

“Le operazioni dei terroristi in Siria potrebbero espandersi attaccando interessi Russi, persino città Russe.”

E sappiamo bene chi e in che modo aiuti i terroristi che stanno mettendo a ferro e fuoco il braciere mediorientale. Questa frase, in una società in cui l’ISIS è solo la narrazione di una guerra combattuta in realtà dagli Stati Uniti d’America, nella società dello spettacolo, questa frase equivale all’ennesima dichiarazione di guerra contro la Russia.

Ma, gli Stati Uniti non sono aggressivi soltanto con la Russia ma con il mondo intero, non mi voglio soffermare sulle infamie che stanno susseguendosi nell’America latina, voglio soffermarmi invece sull’Europa. Anzi per essere più precisi sull’unione europea che permette a dei fascisti di governare in Ucraina e di far agitare la bandiera europea a delle marionette con addosso la divisa delle SS. Marionette mosse dagli USA che contro la stessa Germania imperialista sta combattendo una guerra economica a colpi di multe: prima quella alla Volskwagen per le emissioni truccate e poi quella alla Apple per l’evasione fiscale. E mentre la più grande banca tedesca: La Deutsche Bank, rischia il tracollo e con lei probabilmente crollerà tutto il sistema economico europeo, ci sentiamo dire che nel 2013 la JPMorgan ebbe il coraggio di affermare:

“I sistemi politici dei paesi europei del Sud e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano caratteristiche inadatte a favorire l’integrazione. C’è forte influenza delle idee socialiste.”

Per questo oggi Renzi vuole cambiare la costituzione, non ci sono altre motivazioni. Già Marx ci ha insegnato come prevedere queste cose. Nel momento in cui la struttura economica di un paese cambia, allora le sovrastrutture devono adeguarsi. La struttura economica del nostro paese si è totalmente modificata, lo vediamo bene a Torino: il nostro paese non è più il paese delle fabbriche e delle industrie. Dopo il ventennio berlusconiano caratterizzato dall’anticomunismo e dall’anti-sindacalismo ecco che solo la sinistra ideologica, o per meglio dire il PD degno erede non del PCI ma della democrazia cristiana, può adeguare la nuova struttura economica dell’Italia, ridotta a colonia degli Stati Uniti, alla sovrastruttura giuridica. Quindi, Renzi è colui il quale ha ricevuto il compito dal grande capitale di attuare questa contro-riforma. Per questo votare NO al referendum è lotta di classe nel senso più puro che questa accezione può avere oggi in Italia, oltre ad essere una lotta anti-fascista. Noi come ci prepariamo a tutto ciò, compagni…

Stiamo ricostruendo il PCI, ed oggi ci troviamo qui riuniti proprio per eleggere gli organismi che dovranno dirigere questo partito. Partito che ha davanti lotte molto più dure e violente di quelle che aveva il partito di Togliatti dopo la seconda guerra mondiale. La situazione internazionale ci pone in condizioni molto più vicine a quelle del partito che fondò Gramsci a Livorno nel 1921: un partito rivoluzionario. Per questo bisogna riprendere in mano i libri e gli scritti dei compagni che hanno costruito i partiti comunisti più vittoriosi della Storia. Intento Gramsci ma soprattutto Lenin.

Per questo alle mie orecchie stridono le frasi che ho letto e ascoltato dal compagno Scotto proprio ieri. Con tutto il rispetto che devo al compagno devo fargli notare che a proposito del fatto che:

“l’ora del “dibattito” si è chiuso a giugno a Bologna, ora è venuta la seconda fase: assestamento organizzativa” [cit]

Lenin riteneva che:

“Non è lecito separare meccanicamente il fattore politico da quello organizzativo”.

Non viene utilizzata una parola a caso, viene utilizzata la parola “lecito”, cosa significa precisamente lo ricordo a me stesso, lecito significa: consentito dalla norma. Quindi, non lecito significa che non è consentito dalla norma. Ed è alla norma che ci dobbiamo attenere anche nella votazione degli organi che dovranno dirigere questo partito, facendo attenzione a mantenere l’aspetto organizzativo e politico insieme contenuti nello stesso medesimo momento.  A questo proposito è necessario portare all’attenzione della platea i motivi politici per i quali il compagno Rovai, che abbiamo conosciuto tutti, insieme ad un numeroso gruppo toscano di compagni hanno ritenuto necessario rassegnare le dimissioni dagli organi centrali di questo partito. Queste motivazioni a me sono sconosciute. Meno offuscate invece sono le motivazioni che hanno portato alcuni dei giovani compagni toscani a non aderire alla rinata FGCI, essi sostengono che il segretario era già stato deciso fuori, in qualche stanza privata senza che l’assemblea ne sapesse niente. Io non ci credo, ma non ho le prove. Invito i compagni che ne sanno più di me a smentirmi immediatamente.

Ma voglio ritornare a ciò che è lecito e a quello che invece non lo è. Per me è lecito ciò che è riportato nello statuto che abbiamo votato, né una parola di più né una in meno. Quindi se nello statuto non è riportata la modalità di elezione del direttivo federale allora solo questa assemblea ha il potere di deciderlo e nessun altro. Per questo propongo all’12234924_10206408845553533_4901498371930913136_nassemblea che l’elezione del direttivo venga fatta secondo un criterio proporzionale puro.

Finisco infine con una questione personale, nella riunione che ha eletto gli organi dirigenziali della sezione Ibàrruri sono stato eletto membro del direttivo e responsabile della comunicazione. Avrei preferito che i problemi riguardanti la mia condotta venissero espressi dagli organismi eletti e nelle sedi appropriate. Sono iscritto al partito dal 2008, avevo 17 anni e non ho mai avuto nessuna carica, quindi continuerò a vivere bene e a fare politica senza averne alcuna.

Scolamiero Francesco, 01/10/2016 presso Sezione Ibàrruri, Torino.

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