Álvaro Cunhal su Lenin, la Rivoluzione d’Ottobre e l’Urss

di Rui Mota

O Militante, rivista teorica del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Marica Guazzora per Marx21.it

(*) Libro presentato alla Festa di Avante del 2017

Questo libro che oggi presentiamo è una antologia di testi di Álvaro Cunhal.  La sua opera è senza precedenti nel contesto politico nazionale ed ha un immenso valore e attualità per i rivoluzionari di tutto il mondo. Nessun testo è propriamente inedito (anche se adesso molti potrebbero già essere stati dimenticati) ma l’organizzazione di questi testi, che si trovavano sparsi su dieci temi, (e quindi ognuno presentato in ordine cronologico) consentirà al lettore di accedere rapidamente alle riflessioni di Álvaro Cunhal su ogni argomento.

Va notato che questa antologia è un campione. Partendo dalla sua vasta opera pubblicata con articoli, relazioni, discorsi e libri in più di sessant’anni,  non può includere ogni riflessione su ogni argomento da lui trattato. Può sembrare una contraddizione ma non ci sono molti testi di fondo sulla Rivoluzione d’Ottobre o sull’URSS. I due che ci  sembravano più significativi sono pubblicati integralmente all’inizio e alla fine del libro. La mancanza di testi su questi argomenti può significare che per Álvaro Cunhal era essenziale la trasformazione del mondo. Per lui era preponderante analizzare il fascismo in Portogallo, l’evoluzione della lotta del movimento operaio e democratico portoghese, la rivoluzione portoghese e la resistenza alla controrivoluzione, la preparazione politica e organizzativa del Partito Comunista Portoghese.

Cerchiamo  quindi,  con questa presentazione, di conoscere un poco del pensiero di  Álvaro Cunhal sulla Rivoluzione d’Ottobre, l’Urss e Lenin, usando essenzialmente le sue parole. Ci auguriamo che il desiderio di imparare e di conoscere, tanto naturale  nei comunisti,  possa superare alcuni limiti.

“Il ventesimo secolo fu segnato per sempre dalla Rivoluzione russa del 1917, dal potere politico del proletariato e dalla costruzione duratura, per la prima volta nella storia, di una società senza sfruttatori  e sfruttati” (1). Questa frase condensa “il valore, la portata storica, il significato della realizzazione di successi economici, sociali, politici e culturali dell’URSS e di altri paesi socialisti” (2), che furono “un fattore d’ispirazione per la classe operaia e le grandi masse del mondo capitalista nella lotta per la pace, la democrazia e il socialismo” (3). Spiccano in questa lotta, e come espressione di un tale fattore di ispirazione, “il ruolo cruciale del Partito comunista”, che con “il suo esempio, la sua esperienza, la sua azione, il suo radicato  internazionalismo” condusse “alla formazione di numerosi partiti leninisti” (4). Con la rapida evoluzione della Russia, che si trasformò da paese arretrato in una grande potenza mondiale, con la forza del suo esempio, e con le molte lezioni che si possono trarre da un processo rivoluzionario “un’onda di rivoluzione, di libertà nazionale, percorse il mondo” (5).

Il contributo dell’Urss alla lotta dei popoli, per la libertà e la pace, ebbe il ruolo principale nella sconfitta nazifascista durante la Seconda Guerra mondiale – come dice Álvaro Cunhal – “solo quando è apparso chiaro, con l’avanzata delle truppe sovietiche, che l’Urss era nella posizione e nel ruolo di liberatrice di tutta l’Europa con le proprie forze – solo allora le truppe britanniche e americane sbarcarono in Normandia” (6). Ugualmente l’Urss ebbe un suo preciso ruolo nello sviluppo della lotta per la pace. Diversi testi di questo capitolo sono oggi di grande attualità perché la natura bellicosa dell’imperialismo è rimasta tale (e anzi è diventata ancora più aggressiva). Mantiene piena validità e ogni giorno si conferma la tesi che “Per chi vuole esaminare la situazione internazionale con oggettività e la verità, una conclusione è inevitabile: i principali pericoli per la pace arrivano dall’imperialismo, e innanzitutto dagli Stati Uniti”. E in questo momento, “il più grande contributo alla pace nel mondo, a fianco della lotta dei popoli, viene dall’Urss e dagli altri paesi socialisti” (7).

Oggi non si può più contare sul contributo dell’Unione Sovietica. Ma in questo testo, come in tutto il libro, è chiaro che il ruolo principale,  a parte questi contributi inestimabili, è rappresentato dalla lotta dei popoli e dei lavoratori. Ciò può essere verificato, ad esempio, nell’analizzare la questione del sostegno dell’URSS ai movimenti di liberazione nazionale in tutto il mondo. La portata di questa lotta fu tale da indurre Álvaro Cunhal a considerare che “dopo la formazione del sistema mondiale del socialismo, la liquidazione del sistema di schiavitù coloniale ha rappresentato l’evento storico più importante del nostro tempo” (8). Ma un tale evento, essendo risultato della lotta eroica dei rispettivi popoli, fu possibile solo con “le vittorie dell’URSS, con l’aiuto dell’URSS, con la  creazione del sistema mondiale del socialismo e con la classe operaia dei paesi capitalisti” (9). Come, del resto, sono un buon esempio il Portogallo e la liberazione dei paesi soggetti al suo giogo coloniale.

Senza dubbio tali processi erano possibili solo con questa solidarietà, ma si basavano pesantemente su uno strumento che divenne disponibile per i rivoluzionari di tutto il mondo, “una teoria che non solo spiega il mondo ma indica (come guida all’azione) la necessità,  la possibilità e il cammino per trasformarla. Indica la necessità e l’inevitabilità, con le leggi oggettive dello sviluppo sociale e con la lotta dei popoli, della sostituzione del sistema capitalista con un nuovo sistema socio-economico, la base della liberazione dell’umanità – un sistema socialista. […]

“Questa teoria rivoluzionaria ha un nome, un nome che da solo spaventa le classi sfruttatrici e coloro che le servono. È il marxismo-leninismo, non concepito come cristallizzato e dogmatizzato, ma dialettico, creativo, i cui principi sono aggiornati e arricchiti seguendo, da una parte, le conquiste della scienza e rispondendo dall’altra alla vita, alle trasformazioni, ai cambiamenti nella società e alle esperienze di lotta.” (10) E ha questo nome perché Lenin era il “geniale  teorico continuatore di Marx ed Engels, il creatore del nuovo Partito proletario, il leader della Prima Rivoluzione socialista vittoriosa, il fondatore del primo Stato di lavoratori e contadini, il creatore e la guida dell’Internazionale comunista” (11).

Il marxismo-leninismo acquisisce una potente “forza materiale quando conquista ampie masse”. Per questa ragione, e nonostante “La formazione del Partito Comunista Portoghese derivante da un processo oggettivo e la maturazione della coscienza politica dei lavoratori portoghesi, questa consapevolezza sarebbe stata sicuramente ritardata, se non fosse stato per l’influenza della Rivoluzione di Ottobre, delle esperienze dei bolscevichi russi, della diffusione delle idee di Lenin” (12).

Anche se è vero che “l’espansione in Portogallo delle idee del socialismo e del comunismo sono inseparabili dalle esperienze della Rivoluzione d’Ottobre e da tutte le sue ripercussioni” questo non significa che si verificheranno “le cannonate della nostra Aurora o l’assalto del nostro Palazzo d’Inverno” (13). “Per definire la società portoghese per la quale stiamo combattendo, studiamo le esperienze dei paesi socialisti (esperienze positive e anche con le lezioni di esperienze negative) e definiamo gli obiettivi della nostra lotta, tenendo conto delle condizioni concrete nelle quali lottiamo e degli sviluppi economici, sociali e politici in Portogallo” (14).

Dopo la rivoluzione portoghese è stato possibile rafforzare le relazioni con i paesi socialisti e in particolare con l’Unione Sovietica, e quindi anche imparare di più da queste esperienze.

Ciò non significa che i rapporti di solidarietà tra i popoli dei due paesi siano solo iniziati lì. Durante il fascismo, il popolo sovietico ha dato “prova costante di solidarietà; […] ha sollevato nell’arena internazionale la sua potente voce di protesta contro il regime che ci opprimeva; […] giorno dopo giorno ha dato ripetute e ferme prove di sostegno e aiuto alla lotta del popolo portoghese; accolto militanti e democratici; e […] in una prova estrema di sensibilità ha accolto e educato i figli dei prigionieri e dei perseguitati (15). Dopo la rivoluzione è diventato possibile “sviluppare relazioni con i paesi socialisti con grande vantaggio per il nostro popolo economicamente, commercialmente, culturalmente” (16).

Queste relazioni, che permisero ai portoghesi di conoscere il vero socialismo e la solidarietà tra PCUS e PCP sin dalla prima ora, portarono a parallelismi tra il socialismo reale e il progetto socialista del PCP per il Portogallo. Álvaro Cunhal afferma negli anni successivi alla rivoluzione che “le rivoluzioni non vengono copiate perché non ci sono modelli di rivoluzioni, perché in ogni paese si devono trovare soluzioni ai problemi e ai processi di trasformazione sociale, sulla base delle situazioni concrete esistenti e le loro particolarità, originalità e specificità”, e quindi, “per quanto riguarda il Portogallo, l’orientamento del nostro partito si basa sull’analisi della realtà nazionale, vale a dire il grado e le caratteristiche dello sviluppo del capitalismo, delle strutture socioeconomiche, della composizione di classe della società, una fitta rete di contraddizioni e conflitti di classe, l’organizzazione dello Stato e dei suoi vari elementi e fattori soggettivi, come il livello, l’influenza e il grado di organizzazione sociale e politica delle varie classi” (17).

Se questa valutazione era valida in quegli anni, divenne ancora più corretta dopo il lancio della perestroika nell’URSS. Álvaro Cunhal aveva chiarito che “sin dall’inizio il nostro partito era solidale con una politica di ristrutturazione, rinnovamento e rafforzamento del socialismo” (18). Ma la perestroika, che ha proclamato più democrazia e più socialismo, “ha rinnegato la rivoluzione. Ha rinnegato tutto ciò che il popolo ha realizzato e vinto. Ha negato l’eroica lotta di coloro che hanno dato la vita. Ha negato la democrazia e ha rinnegato il socialismo “. E con essa, “Il collasso dell’URSS e l’evoluzione verso il capitalismo”, che ha lasciato il “campo libero all’imperialismo per lanciare l’offensiva cercando di liquidare con la forza tutti coloro che si oppongono e di imporre nuovamente  il suo dominio mondiale” (19).

Se non c’è dubbio che la contraddizione principale nel mondo (al livello della contraddizione generale tra la borghesia e il proletariato) è quella che  oppone il campo socialista e all’imperialismo” (20), è’ naturale che l’imperialismo abbia usato ogni modalità per cercare di diffondere l’anticomunismo. In Portogallo e nel resto del mondo, prima e dopo la rivoluzione, bugie, calunnie e intrighi si sono verificati anche all’interno del movimento comunista internazionale. E perché? “Le ragioni  fondamentali” spiega Álvaro Cunhal, “sono l’importanza nella coscienza degli sfruttati e degli oppressi, della costruzione vittoriosa del socialismo nell’URSS, con le sue grandi conquiste negli aspetti economici, sociali, culturali, scientifici e tecnici,  fondamentali  per lo sviluppo della società, l’influenza profonda e decisiva dell’URSS (e dei paesi socialisti in generale) sulla progressiva evoluzione della situazione mondiale, la sua solidarietà con i lavoratori e i popoli di tutti i paesi, la sua reale forza che affronta la politica di aggressione dell’imperialismo “e che rappresenta” il più grande baluardo della pace mondiale” (21).

Uno degli ingredienti di questa campagna è stata l’accusa di non difendere le libertà in Portogallo. Ma per il PCP, “il progetto di una società socialista ha sempre la democrazia come un elemento essenziale” (22). “La società socialista che vogliamo per il Portogallo è una società che ha messo fine allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che pone fine alla grande disuguaglianza sociale e all’ingiustizia, senza la povertà, la fame, l’emarginazione e l’esclusione sociale di milioni di portoghesi, una società in cui lo sviluppo economico è assicurato con la promozione dell’apparato produttivo per il bene del popolo e del paese e in cui le libertà e i diritti dei cittadini sono garantiti nel quadro di una democrazia integrata nel progetto comunista “mille volte più democratica rispetto alle democrazie borghesi più democratiche.” “e perché”, la nostra attuale lotta per una politica democratica non è solo congiunturale. […] È parte costitutiva della nostra lotta per il socialismo ” (23)

Questa, in sintesi, è l’antologia dei testi di Álvaro Cunhal. Ma non vorrei dimenticare di sottolineare una peculiarità piuttosto ovvia di questo libro: il fatto che questi testi siano scritti in un periodo di sessant’anni, e molti di essi dopo la sconfitta del socialismo in URSS, ci permette di aggiungere conoscenze fondamentali a ciò che si sapeva sulla costruzione del socialismo e del comunismo. Oggi è più chiaro che le leggi oggettive dello sviluppo non possono avere un valore assoluto, che la “questione centrale del potere e del suo esercizio” deve essere vicina alle “aspirazioni, alla partecipazione, all’intervento e alla volontà del popolo”, che la democrazia deve essere un “elemento e un valore essenziale della società socialista”, che si deve prestare molta attenzione “alle strutture socioeconomiche e allo sviluppo economico”, in particolare combattendo “l’eccessiva centralizzazione e nazionalizzazione”, la necessità di mantenere “il ruolo del Partito Comunista”, combattendo la”cristallizzazione e la dogmatizzazione del marxismo-leninismo”, e combattendo la”revisione e l’abbandono dei principi essenziali” (24).

In breve, ciò che Álvaro Cunhal chiamava “la lezione delle lezioni:  una società socialista può essere costruita solo dall’azione rivoluzionaria e dall’impegno degli operai e delle masse popolari, mai senza questo impegno, e tanto meno contro la loro volontà” (25).

Leggendo il programma del Partito Comunista Portoghese è chiaro che questo insegnamento è lì: “La lotta affinché il Programma del Partito Comunista Portoghese, per volontà del popolo portoghese, si concretizzi  è la via della libertà, della democrazia, dell’indipendenza nazionale, della pace e del socialismo. È questo il cammino che interessa al popolo e alla patria portoghese “.

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Note

(1) “Le sei caratteristiche fondamentali di un partito comunista”, un intervento inviato all’incontro internazionale sulla “validità e aggiornamento del marxismo”, Montevideo, 13-15 settembre 2001, nella Rivoluzione d’Ottobre, Lenin e l’Unione Sovietica, Edizioni «Avante!», Lisbona, 2017, p. 62. Tutte le note in questo articolo si riferiscono a questo problema.↲

(2) Intervento al XIII (Straordinario) Congresso del PCP, Pavilhão Paz e Amizade, Loures, 18 maggio 1990, p. 59.↲

(3) “URSS – principale baluardo della rivoluzione mondiale”, 3 novembre 1963, pp. 30-31.↲

(4) “Trionfo delle idee del marxismo-leninismo”, 9 novembre 1962, p. 27.↲

(5) “URSS – principale baluardo della rivoluzione mondiale”, 3 novembre 1963, p. 31.↲

(6) Il quarto congresso del PCP visto 50 anni dopo, Prefazione alla strada per rovesciare il fascismo, luglio 1997, p. 92.↲

(7) Discorso alla Friendship Conference PCP-PCUS, Barreiro, 22 giugno 1983, p. 83.↲

(8) Rapporto dell’attività del Comitato centrale al VI Congresso del Partito Comunista Portoghese, settembre 1965, p. 75.↲

(9) “Amicizia e cooperazione con l’URSS e il PCUS – una costante di marxisti-leninisti”, 23 novembre 1966, p. 76.↲

(10) Discorso alla 75a Riunione commemorativa. Anniversario del PCP, Carlos Lopes Pavilion, Lisbona, 8 marzo 1996, pp. 258-259.↲‎

11) “Ciò che dobbiamo a Lenin”, aprile 1970, p. 20.↲

(12) Ibid., P. 18.↲

(13) Discorso alla commemorazione della rivoluzione socialista di ottobre, Pavilhão dos Deportes, Lisbona, 7 novembre 1975, p. 122. 122

(14) Discorso al Partito Comunista PCP-Partito Comunista Italiano, Almada, 9 ottobre 1987, p. 127.

(15) Discorso all’MDM Inizio del tributo a Valentina Tereshkova, Pavilhão dos Deportes, Lisbona, 3 giugno 1975, p. 98.↲

(16) Alla riunione esplicativa, Moscavide, 9 ottobre 1975, p. 101.↲

(17) Discorso alla Friendship Conference PCP-PCUS, Barreiro, 22 giugno 1983, pp. 138-139. 138

(18) Discorso alla riunione del PCP, Almada, 17 gennaio 1992, p. 222.↲

(19) “Il valore attuale del Manifesto”, febbraio 1998, p. 234.↲

(20) “URSS – principale baluardo della rivoluzione mondiale”, 3 novembre 1963, p. 32.↲

(21) Discorso alla Friendship Conference PCP-PCUS, Barreiro, 22 giugno 1983, pp. 172-173 172

(22) “Comunismo oggi e domani”, 21 maggio 1993, pag. 295.↲

(23) Discorso alla festa dell’Avante !, Atalaia (Seixal), 8 settembre 1996, pp. 277-278.↲

(24) “Comunismo oggi e domani”, 21 maggio 1993, pag. 288.↲

(25) Discorso alla festa di Avante !, Atalaia (Seixal), 6 settembre 1992, p. 228.↲

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