da avante.pt Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it
Intervista a Nivaldo Santana, segretario sindacale del Partito Comunista del Brasile (PCdoB), Le aspettative per le elezioni del 7 ottobre, le più radicalizzate degli ultimi anni nel grande paese sudamericano.
Il PCdoB fa parte con il PT (il Partito dei Lavoratori di Lula, NdT) della coalizione “Brasil Feliz de Novo”, caratterizzata dalla candidatura di Fernando Haddad e Manuela d’Ávila (sostenuta da Lula da Silva, a cui è stato impedito di candidarsi), che si è affermata in tutto il paese. Ma quel giorno ci saranno altre elezioni e i comunisti sono fiduciosi di potere crescere.
Come il PCdoB giudica gli ultimi sviluppi della situazione in Brasile?
Il Brasile sta vivendo una grave crisi (la più grave dalla fine della dittatura militare) e un processo elettorale radicalizzato. Nelle elezioni del 7 ottobre, saranno eletti il Presidente della Repubblica, 27 governatori, 513 deputati federali, 54 senatori (due terzi del Senato) e oltre duemila deputati statali. La più importante è l’elezione presidenziale, che è molto polarizzata tra la coalizione di sinistra (che unisce PCdoB, PT e Partito repubblicano dell’ordine sociale / PROS) e l’estrema destra, guidata da Jair Bolsonaro. Gli altri non hanno ricevuto un grande sostegno.
E all’ex presidente Lula è stato impedito di candidarsi …
Dopo il colpo di Stato che ha deposto Dilma Rousseff, ci sono stati altri due colpi nel colpo di Stato: l’arresto e l’impedimento alla partecipazione di Lula alle elezioni. La coalizione di sinistra è stata costretta a ritirare dalla corsa elettorale il leader politico più popolare del paese e a presentare la candidatura dell’ex ministro dell’Istruzione e ex sindaco di São Paulo, Fernando Haddad, e quella per la vicepresidenza di Manuela d’Ávila, del PCdoB.
Perché il PCdoB sostiene che il processo che coinvolge Lula da Silva costituisce una persecuzione politica?
Abbiamo affermato che esisteva un “consorzio dell’opposizione” in Brasile, composto dai media e da settori della magistratura e dello stato (come la polizia federale e la Procura della Repubblica), che contava sul sostegno dell’oligarchia e delle forze conservatrici e, certamente, sull’ingerenza dell’imperialismo USA. L’operazione Lava Jato è servìta a rendere possibile il licenziamento della presidente Dilma, ad arrestare Lula e a impedire la sua candidatura. Viviamo un processo di criminalizzazione giudiziaria della politica e nella comunicazione sociale non esiste possibilità di replica.
Si tratta di attacchi mirati alle forze di sinistra?
A volte, per cercare di dare una parvenza di neutralità, li attacchi si indirizzano a una o l’altra figura conservatrice, ma la sinistra è l’obiettivo. È una sequenza infinita che continuerà durante la campagna elettorale. Cercheranno di presentare Haddad come qualcuno che ha commesso atti illeciti, che non è preparato, che è un burattino di Lula … Queste sono le armi tradizionali della destra, che si sottrae al dibattito programmatico.
È in questo dibattito programmatico su che cosa insisterete?
Il Brasile si sta confrontando con la stagnazione economica, con oltre 13 milioni di disoccupati, con la precarizzazione violenta dei rapporti di lavoro e l’aumento delle disuguaglianze. Abbiamo un problema strutturale di disuguaglianza e miseria e ciò che è stato conquistato nei 13 anni dei governi di Lula e Dilma è stato ora rigettato indietro con il governo di Temer. Per tutto questo, Lula stava prevalendo nei sondaggi … È fondamentale che il nostro campo politico, basato sui movimenti sociali, sul movimento sindacale e sulle forze democratiche e patriottiche, si concentri su questo dibattito.
Quali sono le aspettative per le elezioni presidenziali?
Con Lula sarebbe stato possibile vincere le elezioni al primo turno e la nostra grande sfida è assicurare il trasferimento di questi voti a Fernando Haddad, il che non è automatico. Crediamo che la nostra candidatura sia in condizione di generare un sostegno molto forte, poiché è la migliore alternativa per rendere possibile un programma democratico, di sviluppo e progresso sociale, che ristabilisca la normalità istituzionale. Rispettiamo le altre candidature del campo democratico, ma il più ampio e rappresentativo è quello a cui partecipiamo.
La campagna elettorale è stata intensa …
Recentemente, c’è stato un “attacco” contro il candidato di estrema destra, Jair Bolsonaro. Si è creata una situazione strana, dal momento che chi più parlava della violenza e la incoraggiava era il candidato stesso … I media mainstream e alcuni settori politici stanno cercando di creare un clima di commozione nazionale che permetta la vittoria della candidatura di Bolsonaro. All’inizio, le forze neoliberiste e conservatrici puntavano su Geraldo Alkmin del PSBD, che è in grande difficoltà, e ora i voti stanno migrando verso l’estrema destra.
E per le altre elezioni, quali sono le aspettative?
Siamo fiduciosi nella possibilità di crescere. Vogliamo mantenere la rappresentanza al Senato e ampliare i seggi nella Camera federale e nelle assemblee di stato. Crediamo di rieleggere il Governatore del Maranhão, Flavio Dino, con grandi possibilità di vittoria già al primo turno. La presidente nazionale di PCdoB, Luciana Santos, ha grandi possibilità di essere eletta vice governatore dello Stato di Pernambuco e anche in Minas Gerais e Rio Grande do Norte dovremmo eleggere i vice governatori, poiché sono i candidati preferiti.
In che modo queste battaglie elettorali si inseriscono nell’azione più generale del PCdoB?
Il PCdoB ha tenuto il suo XIV congresso lo scorso anno e ha definito come orientamento tattico centrale la costruzione di un ampio fronte in Brasile per sconfiggere la destra e le forze conservatrici. Volevamo che questo fronte andasse oltre le forze di sinistra e potesse riunire settori e personalità democratici, dando forma a un movimento ampio e unito per costruire un’alternativa più avanzata nel paese. La pre-candidatura di Manuela d’Avila servì a pubblicizzare questa proposta e il programma di unità. Questo obiettivo è stato parzialmente raggiunto.