Redazione
Credevate che non sarebbe più successo?
- Che in un processo per violenza sessuale la vittima fosse trasformata in imputata
- Che le abitudini personali e la condotta sessuale della vittima fossero oggetto di pubblico dibattimento
- Che l’onore (o il disonore) di una donna dipendessero dallo stato dei suoi genitali: “o vergini o puttane”
- Che uno stupro o qualsiasi atto di violenza contro le donne potesse trovare giustificazione.Il disprezzo nei confronti delle donne non è ancora stato sradicato: anche in questo momento, in ogni parte del mondo, milioni di donne continuano a subire violenze fuori e dentro casa, spesso in silenzio e in solitudine. Non si tratta solo dei fatti eclatanti che finiscono sui giornali con frequenza preoccupante (stupri o omicidi di mogli, fidanzate, ex…), ma di tutti quegli episodi che colpiscono noi donne quotidianamente, in famiglia, sul posto di lavoro, a scuola, per strada.
Cosa è cambiato dal 10 febbraio 1999, data in cui la Cassazione ha annullato una condanna per violenza sessuale poiché “la ragazza non si era opposta con tutte le sue forze” (Con i jeans lo stupro diventa “consenziente” Secondo i giudici “l’indumento non è sfilabile senza la fattiva collaborazione di chi lo indossa”).
Cambiato? SI. In peggio. In Irlanda, in questi giorni, assolto un violentatore: la ragazzina da vittima di stupro diventa colpevole perché indossa un tanga di pizzo!
NO Non vogliamo tacere e renderci così di fatto complici, con il silenzio, di una violenza che ogni anno provoca direttamente la morte di decine di donne, ed esplode in centinaia di migliaia di casi di maltrattamenti fisici e /o psicologici. Questa violenza, che troppo spesso è “accettata” da una maggioranza “silenziosa” di cittadini, affonda le sue radici nella negazione dell’uguaglianza tra uomo e donna. Questa violenza, che postula un vero e proprio status di “dominio”, agisce secondo una logica di terrore, per impedire la stessa emancipazione e la liberazione delle donne.
SI ad ogni azione di lotta contro tutti gli ostacoli culturali e sociali che di fatto impediscono alla nostra società di crescere secondo i principi inalienabili della uguaglianza e della parità tra uomini e donne.
SI ad ogni azione di lotta contro le discriminazioni che ancora le donne subiscono nella società civile, nel mondo del lavoro, dalla occupazione al salario, nella politica, nella composizione degli organi decisionali degli Enti pubblici e privati, nella partecipazione attiva ai diritti di cittadinanza.
SI al diritto delle donne a vivere con dignità e sicurezza la pienezza e l’inalienabilità della libertà personale.-
Lidia Mangani – 27 novembre 2017:
Per Marx ed Engels l’oppressione della donna è la prima manifestazione della “lotta di classe”. La lotta non sarà semplice né di breve durata e conseguirà il suo fine “quando una nuova generazione entrerà sulla scena: una generazione di uomini che mai nella loro vita hanno conosciuto che cosa significa comprare la resa di una donna con il denaro o con altro strumento sociale di potere; una generazione di donne che mai hanno conosciuto che cosa significa dare se stesse a un uomo per ragioni diverse da un amore vero o rifiutarsi al loro innamorato per paura delle conseguenze economiche”.